La «prima» dei Segretari senza tunnel, imbarazzo e ok sull'Europa
I tre leader si mostrano d'accordo sulla volontà di «coprire le spalle» al Governo che si appresta alla battaglia finale nell'Unione, forte di un ampio sostegno parlamentare che però, come ha avuto modo di spiegare Mario Monti, non deve tradursi in una sfida aperta alla Germania
ROMA - Stavolta niente tunnel, misteri, smentite deboli. Piuttosto un incontro ufficiale, di quelli che un tempo si sarebbero chiamati di maggioranza. Angelino Alfano, Pier Ferdinando Casini, Pier Luigi Bersani, tutti da Mario Monti per una colazione di lavoro che segna comunque l'avvio di una nuova fase per l'esecutivo e la maggioranza che lo sostiene, in cui la consultazione tra i leader avviene contemporaneamente e non seguendo lo schema dei bilaterali. La materia scelta per il primo faccia a faccia è la più idonea, la politica italiana in sede Ue, i tre leader non mostrano particolari differenze sulla linea da tenere in Europa.
Battaglia finale nell'Unione - Certo, secondo quanto riferiscono, il segretario del Pdl non nasconde un pizzico di fastidio, un di più polemico verso l'atteggiamento tedesco, le risate del tandem «Sarkò-Merkel» sono una cicatrice non ancora rimarginata. Ma in ogni caso i tre leader si mostrano d'accordo sulla volontà di «coprire le spalle» al governo che si appresta alla battaglia finale nell'Unione, forte di un ampio sostegno parlamentare che però, come ha avuto modo di spiegare Mario Monti, non deve tradursi in una sfida aperta alla Germania: «Occorre cautela» è stata la parola chiave, «realismo», non essendo tra l'altro l'Italia nella posizione di porre ultimatum.
Trattativa con l'UE? Monti vuole «flessibilità» - Cautela, certo, ma di eurobond e ruolo della BCE, così come del fondo salva Stati sarà fatto cenno nella mozione, perché pur senza calcare troppo la mano la sfida politica alla rigidità tedesca resta. A sentire i partiti la parola chiave dell'incontro è stata «flessibilità»: quella chiesta dall'esecutivo nella trattativa in sede Ue, auspicio del premier che non può reclamare esplicitamente carta bianca ma che è consapevole che alla fine godrà di ampio margine discrezionale. Flessibilità è anche l'impostazione di massima che i tre leader sono pronti a concedere, pur richiamandosi ai paletti della mozione. Alfano, Bersani e Casini hanno anche assicurato che «medieranno» con le rispettive famiglie europee, dal Ppe ai socialisti, per chiarire le ragione di Roma.
Maggioranza politica - Il dato significativo della giornata resta comunque il «quadrilaterale tripolare» di Palazzo Chigi che, in assenza di foto di gruppo, rappresenta in ogni caso un significativo balzo in avanti rispetto ai tempi del tunnel. Una scelta che comporta però forte imbarazzo per i segretari di Pd e Pdl, che infatti si mostrano molto più cauti di Casini, che già parla di «intesa nazionale». Frenano infatti Bersani e Alfano, rilevando che non esiste una «maggioranza politica» nonostante il summit di governo. Mentre Casini ironizza: » se non la si può chiamare maggioranza politica, chiamiamola Andrea...».
L'imbarazzo, infatti, è forte fra i democratici così come nel Pdl. Nel partito di Berlusconi buona parte degli ex An e qualche falco berlusconiano non gradiscono il format dei tre segretari, ma la fase emergenziale pur non mettendo il silenziatore, quantomeno smorza eventuali tentazioni polemiche. Senza contare il timore, manifestato da Alfano, che la Lega possa cavalcare l'intesa fra le principali forze per marcare una distanza, una differenza che potrebbe penalizzare i pidiellini nei prossimi mesi. Cruccio simile a quello di Bersani, che sempre più spesso rileva le dure prese di posizione espresse dall'Idv. In questo senso, democratici e pidiellini hanno chiesto al governo di assumere un'iniziativa per coinvolgere anche le forze di opposizione e di affidare questo compito al ministro Moavero, che si occuperà anche di redigere il testo insieme ai partiti.
L'altra novità è che i tre leader, a sentire Casini, si vedranno ancora. Sicuramente con Monti, ma anche tra loro, per discutere di legge elettorale. Pare che anche oggi il premier si sia tirato fuori dallo scottante agone che serve a definire il nuovo sistema di voto, mentre Alfano, Casini e Bersani ne hanno discusso a margine del vertice. Quanto a liberalizzazioni e riforme del mercato del lavoro, il leader Udc ha giurato a fine incontro: «no, non ne abbiamo parlato».
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