11 ottobre 2024
Aggiornato 15:30
Il pentito è teste al processo Mori

Mafia: Lo Verso, il boss Mandalà mi parlò di Schifani e Romano

Il Pentito: Mi disse che eravamo coperti a livello nazionale e locale. Il Portavoce di Schifani: Mandato ai Legali per tutela onorabilità. Gasparri-Quagliariello: calunnie a orologeria. Il Pm Di Matteo: Lo Verso personaggio di estremo interesse

PALERMO - Il boss di Villabate Nicola Mandalà avrebbe riferito al neopentito Stefano Lo Verso la vicinanza del presidente del Senato Renato Schifani, e del ministro delle Politiche Agricole Saverio Romano all'organizzazione mafiosa. «Mandalà - ha detto Lo Verso rispondendo stamani come teste al processo Mori in corso a Palermo - mi disse di stare tranquillo perché eravamo coperti a livello nazionale che a livello locale. A livello nazionale con il collega di suo padre, Renato Schifani. A livello locale con Totò Cuffaro e Saverio Romano». Renato Schifani viene indicato come «collega», perchè in passato il presidente del Senato era stato socio nella «Sicilia Brokers» con Nino Mandalà, padre appunto di Nicola.

Il Portavoce di Schifani: Mandato ai Legali per tutela onorabilità - «Appresa la notizia delle dichiarazioni rese oggi in una aula di giustizia di Palermo, il presidente Renato Schifani ha dato mandato ai propri legali di intraprendere ogni attività a tutela della propria onorabilità ed immagine nei confronti del signor Stefano Lo Verso». Lo afferma, in una nota, il portavoce del presidente del Senato, Eli Benedetti.

Gasparri-Quagliariello: Su Schifani calunnie a orologeria - «Le dichiarazioni di Stefano Lo Verso sono solo una assurda mascalzonata di un pentito che parla ad orologeria, coprendosi dietro il 'sentito dire', citando affermazioni completamente destituite di ogni fondamento. Lontane anni luce dalla verità». Lo dichiarano in una nota congiunta Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, capogruppo e vicecapogruppo vicario del PdL al Senato.
«E' infatti di dominio pubblico - proseguono - l'impegno concreto legislativo antimafia portato avanti in Parlamento e non solo dal presidente Schifani che, tra gli altri provvedimenti, ha promosso e proposto nel 2002 la stabilizzazione del 41 bis, il carcere duro per i mafiosi. Questi sono i fatti che smontano ogni calunnia diramata ad arte e con un tempismo semplicemente incivile. Non si infanga così una persona onesta, da sempre al servizio delle Istituzioni. E fa bene il presidente Schifani - concludono Gasparri e Quagliariello - a denunciare Stefano Lo Verso».

Cicchitto: Lo Verso è un mascalzone, il suo tempismo è straordinario - «Evidentemente il pentito Stefano Lo Verso è un attento lettore di giornali. Egli ha creduto a quello che ha scritto il Corriere della Sera lunedì scorso, che ha narrato la favola metropolitana secondo la quale il senatore Schifani potrebbe diventare il presidente del Consiglio in una situazione di emergenza e subito con un tempismo straordinario ne ha fatto il nome, certo che in quel contesto la cosa poteva avere una notevole amplificazione mediatica». Lo afferma, in una nota, il presidente dei deputati Pdl Fabrizio Cicchitto, che aggiunge: «Ci troviamo di fronte ad un autentico mascalzone che ritiene di poter consolidare il proprio ruolo di pentito professionale, sparando alto, tanto le clausole dubitative opportunamente introdotte servono anche per azzerare tutte le ricadute possibili di una notizia falsa».

Il Pm Di Matteo: Lo Verso personaggio di estremo interesse - Il presunto contatto tra mondo istituzionale e Cosa nostra «non è una novità per chi, come la Procura di Palermo, si occupa da decenni di indagini sulla mafia che ha sempre cercato, e purtroppo qualche volta anche ottenuto, l'appoggio e il sostegno da parte della politica». Lo ha detto stamani il pubblico ministero Nino Di Matteo, a margine dell'udienza del processo Mori, durante la quale è stato ascoltato come teste il pentito Stefano Lo Verso, che ha ricostruito i suoi anni al servizio di Bernardo Provenzano.
«Dal punto di vista processuale - ha detto Di Matteo - Stefano Lo Verso è un personaggio molto interessante perché già riconosciuto definitivamente come uno di coloro che ha gestito a lungo la latitanza di Bernardo Provenzano, ospitandolo a casa, accompagnandolo agli appuntamenti, spostandolo abitualmente, e che quindi riferisce in prima persona le confidenze fatte da Provenzano». Al termine dell'udienza, il presidente della Corte, Mario Fontana, ha aggiornato il processo al prossimo 11 novembre.