24 aprile 2024
Aggiornato 19:30
«Il Governo processa Tremonti»

Guerra fredda Tremonti-Berlusconi, il telefono tace tra Roma e USA

Non smentita l'ira del Premier. Il Ministro dell'Economia non pensa di «offrire» le dimissioni. Gasparri: «Io sono per la convivenza»

ROMA - «Il governo processa Tremonti», titolava a tutta pagina stamane il Corriere della sera. Il quotidiano fa parte della «mazzetta» dei giornali che il diretto interessato, il ministro dell'Economia, ha portato sottobraccio alla riunione del Fondo monetario internazionale in corso negli Stati Uniti. Eppure alle 20.45, ora italiana, da Palazzo Chigi nessuna precisazione, nota di smentita, solidarietà e sostegno è arrivata a proposito del suddetto «processo» al super ministro. Scomparsa dai radar anche l'usuale nota del portavoce Bonaiuti. A sera trapela di un silenzio lungo un giorno, nessuna telefonata fra il presidente del Consiglio e il suo ministro. Si riferisce della pressione di alcune colombe sul presidente del Consiglio per una 'dissociazione' che sarebbe assai gradita al titolare del Tesoro, anche se le fonti ufficiali smentiscono. E, come accaduto ancora ieri, si moltiplicano i boatos su un presunto braccio di ferro che potrebbe sfociare in gesti di rottura che però chi conosce Tremonti nega fermamente.

Silvio Berlusconi, chiuso a Palazzo Grazioli, impegnato in «importanti riunioni» che gli hanno impedito secondo la sua segreteria di ricevere da Sabina Began un libro per il compleanno, non ha dunque dato ascolto a chi lo invitava a rettificare, o quantomeno ad aggiustare il tiro. Nessun intervento pubblico, malcelato fastidio verso Tremonti ieri assente al voto su Marco Milanese e ironie sul suo ministro si rincorrono in tutto il Pdl. Così come non è passato inosservato, nell'esecutivo, il silenzio di Angelino Alfano e il gelo di buona parte della classe dirigente pidiellina. Per non parlare del freddo polare manifestato da chi in passato quasi mai ha fatto mancare il proprio sostegno e cioé la Lega.

Tremonti, dalla trasferta a stelle e strisce, non replica e non commenta. Né sente al telefono il presidente del Consiglio, giurano diverse fonti, fotografia di un dialogo interrotto. Certo, si ragiona fra chi lo ha sempre sostenuto, il ministro non apprende le «cose della politica» a mezzo stampa, se Berlusconi vorrà comunicargli qualcosa lo farà di persona. Altri «tremontiani» elencano gli impegni internazionali che stanno assorbendo il titolare del Tesoro, come a segnalare che si occupa di ciò che davvero conta. Tutti, comunque, giurano sull'asse di ferro con Umberto Bossi, negano che sia intenzionato a lasciare e ricordano che gli effetti di un addio sarebbero letali per l'intero esecutivo.

Eppure il cielo sopra il Tesoro resta plumbeo. Anche oggi si sono moltiplicati gli attacchi di avversari storici, come Daniela Santanché e Guido Crosetto. La prima è tornata a chiedere lo spacchettamento del ministero per ridimensionare il peso del dicastero in mano al Professore di Sondrio. Con un sorriso, ma quasi rassegnato, si mostra a sera Maurizio Gasparri: «Io sono per la convivenza. Lui deve accettare che noi esistiamo e stiamo al mondo, noi che lui esiste. Prendiamo atto che stiamo tutti al mondo».