3 maggio 2024
Aggiornato 06:00
Berlusconi: «Non decide su fisco»

Giulio da delfino a «proponente»

Il Premier ipotizza Alfano coordinatore unico del Pdl e Lupi Guardasigilli

ROMA - Era da tempo che non ne parlava - almeno in pubblico - in maniera così sprezzante. Anzi, l'ultima volta che Silvio Berlusconi aveva fatto riferimento a Giulio Tremonti era per indicarlo come suo successore «in primis». Tanto era bastato al ministro dell'Economia per sentirsi 'rassicurato' e far migliorare gli storicamente difficili rapporti tra i due. Ma questo accadeva prima delle amministrative, prima della botta del primo turno e della batosta del secondo.

Ma oggi Silvio Berlusconi ha la necessità di dare un po' di lucido alla sua immagine appannata: gli serve una riforma e gli serve quella del fisco per mandare un segnale anche all'elettorato che lo ha 'abbandonato' in queste amministrative. Ed ecco che il premier rilancia la necessità di realizzarla e contemporaneamente manda un messaggio al titolare di via XX settembre: «Non è Tremonti che decide. Vedremo. Tremonti propone». Nel passaggio dal Giulio delfino al Giulio 'proponente' pesa anche la Lega e il suo pressing sul superministro affinché metta mano ai cordoni della borsa. Non solo l'ala 'maroniana', notoriamente non tenera con il responsabile di via XX settembre: dopo lo scarso bottino elettorale le crepe cominciano a intravedersi un po' in tutto il Carroccio.

Il presidente del Consiglio comunque, messo alla gogna anche dai giornali a lui vicini, vuole allontanare da sé ogni ombra di responsabilità per la debacle elettorale. E allora se la prende con quella che definisce «la tenaglia da parte della carta stampata, delle radio e delle tv», tutte contro di lui, dice il premier, compresa Mediaset. Ribadisce ancora una volta che erano i candidati a essere sbagliati. A Napoli, per esempio, con Mara Carfagna il centrodestra avrebbe vinto ma il Cavaliere si è fatto lo scrupolo di «consegnarla alla camorra». Come se dietro la candidatura di Lettieri non ci fosse stata piuttosto la forte sponsorizzazione di Nicola Cosentino e Denis Verdini.

Ma poiché la regola base è mostrare ottimismo, il presidente del Consiglio dice di aver vinto 4 a 1, giacché questa è l'unica sconfitta elettorale dopo politiche, amministrative, regionali ed europee. Sostiene di avere «zero» preoccupazioni sulla verifica di governo e che con Bossi, sentito a colazione, va tutto bene. Nè il Cavaliere può essere smentito quando racconta che dopo il suo famoso sfogo anti-giudici al G8, Obama gli ha detto un friendly «sei forte e caschi sempre in piedi».

Ridare lustro alla sua immagine ma anche mettere un po' d'ordine al partito. Sulla riorganizzazione il presidente del Consiglio dice di avere «le idee chiare». «Bisogna non scontentare nessuno e bisogna che tutti - spiega - siano uniti. Io mi occuperò anche del partito per una sua presenza territoriale come era nel '94». Se ne parlerà domani all'Ufficio di presidenza del Pdl: la riunione che doveva tenersi oggi è stata rinviata a domani alle 18. E infatti nel pomeriggio, al rientro del presidente del Consiglio dalla Romania, ad attenderlo non c'erano né capigruppo né coordinatori, ma quattro dei suoi cinque figli. Un caso - fa capire - che accada mentre le azioni Mediaset vanno al ribasso o mentre si avvicina la sentenza Mondadori. «Sono venuti per mostrarmi vicinanza» e se qualcuno di loro pensa di scendere in politica - ha avvertito - «lo diseredo».

Per ora Berlusconi, dunque, continua a guardare ad Angelino Alfano per rimettere in sesto il partito: il premier prospetta da mesi un ruolo di coordinatore unico per lui, ma questa volta potrebbe fare sul serio. Tanto che avrebbe in mente anche un sostituto alla guida del ministero della Giustizia: Maurizio Lupi. Impossibile che la rivoluzione nel Pdl avvenga in un giorno, anche perché c'è da cambiare lo Statuto del partito che adesso prevede una guida a tre. Ma l'addio di Sandro Bondi ha ormai rotto gli argini e appare sempre più difficile che Denis Verdini e Ignazio La Russa (che in queste ore viene descritto molto nervoso) possano rimanere al loro posto come se niente fosse. Possibile, viene spiegato, che si vada avanti a tappe, anticipando la stagione congressuale e creando nel frattempo un organismo 'intermedio' (un 'direttorio' è la proposta di Frattini) in cui siano rappresentate tutte le anime del Pdl. E sempre più insistente si fa anche l'ipotesi di prevedere le primarie. Lo stesso Berlusconi, ufficialmente, non scarta la possibilità ma mette in guardia dai rischi di 'infiltrazioni' tra i votanti.

Ma non solo: chi pensa che le primarie siano un modo per farlo fuori senza troppa fatica, fa capire Berlusconi, sta sbagliando i suoi conti. E allora forse il premier si rivolgeva più ai 'suoi' che all'opposizione quando stamattina ironizzava: «Ho fatto una riunione, volevo fissare la data del mio funerale, ma nei prossimi giorni ho troppi impegni e quindi rimanderemo».