18 agosto 2025
Aggiornato 21:30
Duro attacco del Premier dal Palasharp di Milnao

Berlusconi: Pm? Un cancro della Democrazia. Bossi: Il Colle ha ragione

Il Presidente del Consiglio a testa bassa contro la Sinistra e i Magistrati. Pd: «Inaccettabile»

ROMA - «Cancro», «patologia della democrazia», malattia da estirpare: al Palasharp di Milano Silvio Berlusconi va all'attacco contro i suoi avversari di sempre, i pubblici ministeri, i giudici, la sinistra «illiberale». Ce n'è anche per la Corte costituzionale «prona davanti alle richieste dei pm di sinistra».

Nella manifestazione a sostegno di Letizia Moratti, candidata a sindaco di Milano per il secondo mandato, il premier sfodera il repertorio che, nel suo popolo, gli fa totalizzare più applausi: attacco a testa bassa alla magistratura e alla sinistra «che vuole la patrimoniale» e «costruire nuove moschee ovunque». Proposte 'popolari': «Dimezzeremo il numero dei parlamentari con una legge». Non una parola sul Quirinale che ieri ha chiesto un passaggio parlamentare (non necessariamente un voto) sulla nuova compagine del governo, sulla maggioranza che è cambiata dopo il poderoso ingresso (e altri ne arriveranno) di rappresentanti di altre forze politiche.

A parlare Quirinale ci pensa Umberto Bossi con un chiarissimo dietrofront rispetto alla linea di ieri. Il leader del Carroccio ammette che «ripensandoci» Giorgio Napolitano «ha ragione perché adesso quelli che sono diventati sottosegretari hanno votato a suo tempo contro la fiducia al governo». Una presa di posizione che testimonia la «stima» del Senatùr verso il Capo dello Stato, di cui «ci si piò fidare». Rapporto consolidato e, forse, Bossi 'fiuta' quello che oggi sosteneva, isolato nella stampa di centrodestra tutta all'attacco di Napolitano, 'Il Tempo': «Fate come dice il Colle, conviene». Ovvero un voto parlamentare dovrebbe certificare una maggioranza ancora più larga rispetto a quella uscita dal test del 14 dicembre e dunque una garanzia per il governo Berlusconi. Da parte sua il presidente della Camera Gianfranco Fini osserva che il voto «non è necessario» ma, al momento, «neppure escluso»: saranno le capigruppo a discutere dell'argomento dopo le elezioni amministrative.

Durissima l'opposizione sull'uscita «inaccettabile» del premier a Milano. Il segretario del Pd Pierluigi Bersani lo accusa di «dire bugie e balle» sulla questione delle tasse perchè «sono loro che hanno messo la patrimoniale nei decreti sul federalismo, come sanno le piccole imprese». La Lega? «Sono al governo con Scilipoti, mi spiace per i leghisti - ironizza Bersani - ma è così». L'ex pm Antonio di Pietro (Idv) torna sulla vicenda dei manifesti anti-toghe affissi a Milano e osserva: «Oggi abbiamo la riprova che Berlusconi e Lassini sono la stessa cosa. Un presidente del Consiglio che accusa di eversione i magistrati che lo stanno giudicando per reati gravissimi dimostra la propria immoralità, la propria arroganza e la propria allergia alla democrazia».