Napolitano: i Governi tecnici nati dalla fiducia delle Camere
«Non si entri nel terreno dei «nominalismi. Stop alle rese dei conti». Bondi: «Il Capo dello Stato non difese Berlusconi da veri attacchi»
ROMA - «Il Paese ha bisogno di risposte ai problemi anziché di rese dei conti e annunci minacciosi». Il giorno dopo l'intervista a L'Unità, il capo dello Stato Giorgio Napolitano rientrato al Quirinale evita di «commentare i commenti». Ma, sul Corriere della Sera, lascia trapelare di non intendere seguire nessuno o aggiungere nulla alle dichiarazioni sul voto considerato da qualcuno come unica strada. «Lascio parlare. Io non posso - si legge sul Corriere - e non debbo fare considerazioni sulla possibile composizione del conflitto interno alla maggioranza». Quanto poi all'impossibilità proclamata da alcuni di dar vita ad un governo tecnico Napolitano obietta che si entra in un terreno, vago e futile, dei «nominalismi».
L'ESEMPIO DI CIAMPI - Nel colloquio con il Corriere della Sera, infatti, il Capo dello Stato si chiede cos'è un governo tecnico e fa capire, spiega l'articolo, che «per lui non fu un governo tecnico neppure quello guidato da Carlo Azeglio Ciampi nel 1993 nel quale tutti i ministri erano non a caso rappresentanti dei partiti.... Insomma secondo il ragionamento di Napolitano non esistono esecutivi tecnici che nascano dalla volontà del Capo dello Stato: ci sono esecutivi, qualunque sia la loro composizione, che nascono dal fatto che il Parlamento dà loro, a maggioranza, la fiducia». Sul ricorso alle urne anticipate, continua, lui si è «limitato a far capire a quanti si esercitano in continue congetture sul voto, indicando persino qualche data fra novembre e dicembre prossimi, che è bene si astengano perché questo non è di loro competenza». E aggiunge che non è possibile dire, «senza averne titolo e in modo sbrigativo e strumentale» che la legislazione si chiude senza che sia chiaro a chi compete davvero dichiararne la fine: «A queste cose - conclude il presidente - ho reagito».
BONDI - «E' sorprendente che, in riferimento a vere e proprie campagne di destabilizzazione contro il presidente del Consiglio e contro il Pdl, nessuno, neppure il presidente della Repubblica, abbia avuto modo di eccepire alcunchè». Il ministro dei Beni culturali e coordinatore del Pdl Sandro Bondi premette, in una intervista a Repubblica, di stimare Giorgio Napolitano «per le sue doti di saggezza ed equilibrio» ma si dice stupito sia dai contenuti dell'appello del Capo dello Stato sia dal fatto che l'occasione sia stata un'intervista all'Unità.
Secondo Bondi non c'è alcuna campagna di destabilizzazione nei confronti del presidente della Camera perchè «ormai quasi tutti i quotidiani rivolgono a Fini delle legittime domande di chiarimento», si tratta, quindi, «più propriamente del contributo che la libera stampa può offrire all'accertamento dei fatti e al rinnovamento della politica». Un governo tecnico, infine, conclude Bondi rappresenterebbe «un'aberrazione, un sovvertimento e un attentato alle regole fondamentali della democrazia».
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