Berlusconi fa i conti. I «finiani» preoccupano alla Camera
La lista sul tavolo del Premier: anche con la crisi di Governo in 25 restano con Fini. Al Senato la situazione, numericamente, sembrerebbe di poco più tranquilla
ROMA - Per i più pessimisti piuttosto che ridursi al pallottoliere, come accadeva quotidianamente durante il governo Prodi, sarebbe meglio rompere e andare al voto. Chi invece è per indole più incline alla mediazione ritiene che il rischio sarebbe troppo alto. Sempre ai numeri, comunque, si torna, e per una maggioranza che può vantare uno scarto significativo in entrambi i rami del Parlamento non è uno scenario rassicurante. Alcuni giorni fa una tabella è arrivata sul tavolo di Silvio Berlusconi, compilata dai vertici del partito. Nel testo si elencano deputati e senatori del Pdl, catalogati in base all'appartenenza politica: berlusconiani, finiani e finiani in bilico. Con risultati non del tutto rassicuranti per l'area del premier.
La pattuglia composta dai finiani e dai finiani in bilico potrebbe contare su 32-34 deputati e 13-14 senatori. Il conto che si fa in casa Pdl è che di fronte a una crisi, 7-10 deputati e 3-5 senatori potrebbero sfilarsi, assestando il nucleo che fa capo al presidente della Camera a circa 25 deputati e 9-10 senatori. Numeri che basterebbero per costituire gruppi parlamentari autonomi, ma soprattutto numeri in grado di far traballare l'esecutivo a Montecitorio o addirittura, secondo i più pessimisti, di tenere in vita un governo diverso per cambiare magari la legge elettorale.
I CONTI DEI FINIANI - Solo scenari e ipotesi, per ora. In casa finiana la situazione è analoga. I conti si fanno e i numeri tornano, con una differenza significativa. Secondo gli uomini che si riconoscono nell'ex leader di An, ci sarebbero alcuni parlamentari azzurri per ora rimasti defilati, 'in sonno', pronti a uscire allo scoperto al momento opportuno. Domani, tanto per ricordare che sempre ai numeri si torna, è convocata una conferenza stampa alla Camera. Generazione Italia presenterà numeri di iscritti e circoli, ma con l'occasione ribadirà la forza delle proprie truppe parlamentari. «E' l'avvio della fase congressuale dei finiani, o forse l'anticipazione della nascita di un nuovo partito di Fini», si ragione in casa azzurra.
Certo è che Pdl e Lega alla Camera possono contare su 330 deputati, Pd-Idv-Udc-Api su 277. Basta trasferire 25-30 deputati da una componente all'altra e gli equilibri cambiano, con il governo appeso magari ai voti di Liberaldemocratici, Repubblicani regionalisti, Minoranze linguistiche e Mpa. Al Senato la situazione, numericamente, sembrerebbe di poco più tranquilla. Anche perché, rilevano sempre dalla 'fazione pessimista', nel calcolo andrebbero considerati i senatori a vita, che durante il governo Prodi sostennero e non poco l'esecutivo di centrosinistra.
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