L'Osce boccia il Ddl e i finiani attaccano ancora
I timori dei consiglieri del Presidente della Camera: «si rischia il 'baratto' sulla manovra»
ROMA - L'Osce, Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, chiede all'Italia di non approvare il ddl di riforma delle intercettazioni, perchè le nuove norme, secondo la delegata per la libertà dei media, Dunja Mijatovic, contraddice le raccomandazioni dell'Osce, specialmente nella misura in cui proibisce l'uso di alcune fonti confidenziali e materiali che possono essere necessari per indagini giornalistiche significative al servizio della democrazia».
L'Europa sposa quindi la tesi della 'legge bavaglio' e, insieme con i distinguo avanzati ieri dal presidente della Camera, si candida a motivo di notti in bianco per i consulenti giudiziari del premier. Consulenti che giusto domani si troveranno a palazzo Grazioli per aggiornare Berlusconi sugli ultimi sviluppi e studiare insieme una strategia, più politica che tecnica, per portare a casa l'approvazione del ddl senza pagare alla minoranza interna e ai «tecnocrati di Bruxelles» «prezzi troppo alti».
Un passo indietro. E' di ieri la notizia che il presidente della Cmaera, Gianfranco Fini, non vede di buon occhio un'approvazione lampo del ddl a Montecitorio e che meglio sarebbe occuparsi di manovra economica prima e di intercettazioni poi. E, 'guarda caso', proprio oggi i finiani si sono riuniti e hanno studiato una serie di emendamenti al ddl manovra firmati da tutta la 'pattuglia', che verranno presentati nei prossimi giorni, dando vita così alla propria 'contromanovra' e iniziando a delineare le strategie di quella che sarà - insieme al ddl intercettazioni - la battaglia dei prossimi mesi.
Una tempistica, quella con si sono mossi gli onorevoli 'fedelissimi' del presidente della Camera, che non ha stupito più di tanto gli uomini più vicini al premier: «Guarda caso, proprio oggi, proprio il giorno dopo l'uscita di Fini, che - è il ragionamento di chi è ben dentro alle cose della Giustizia e non solo del Pdl - ha detto che prima si fa la manovra e poi semmai il ddl intercettazioni. Vuoi vedere che alla fine si andrà alla politica del 'che cosa mi dai?'».
Una lettura suggestiva, che trova una mezza conferma anche nel fatto che, in attesa di un approdo in Aula a ora ipotizzabile per fine luglio, il ddl verrà incardinato in commissione Giustizia alla Camera già giovedì prossimo e che il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo oggi si affannava a spiegare che «se ci saranno cambiamenti alla norma, dovranno essere deliberati dall'ufficio di presidenza del Pdl. «Finché non ci sarà un nuovo pronunciamento dell'ufficio di presidenza non è possibile modificare il ddl intercettazioni, ma questo è difficilissimo, se non impossibile».
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