9 settembre 2024
Aggiornato 10:30
Intercettazioni

Con la nuova legge sulle intercettazioni il Governo «Renziloni» arriva lą dove neanche Berlusconi riuscģ

Un decreto, quello voluto dal Guardasigilli Andrea Orlando, che non fa altro che depotenziare e complicare l'azione investigativa, cosģ come il diritto di difesa e a una corretta e trasparente informazione

Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e il ministro della Giustizia Andrea Orlando durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri
Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e il ministro della Giustizia Andrea Orlando durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri Foto: ANSA/ALESSANDRO DI MEO ANSA

ROMA - E fu così che il Governo "Renziloni" riuscì dove persino Berlusconi si arenò. E' passata la stretta sull'utilizzo delle intercettazioni, sostanzialmente grazie al Guardasigilli Andrea Orlando, che, per rispettare i tempi imposti dalla legge sul processo penale, ha pensato bene di bypassare il confronto con una commissione di esperti inviando il suo decreto direttamente ai capi delle principali procure, i quali la prossima settimana saranno chiamati ad esprimere un proprio parere. Il testo però, secondo molti addetti ai lavori, non fa altro che depotenziare e complicare l'azione investigativa, così come il diritto di difesa e a una corretta e trasparente informazione. Questa riforma può portare a un «depotenziamento investigativo notevole con la dispersione definitiva di elementi di prova, anche decisivi» ha tuonato il magistrato palermitano Antonino Di Matteoora alla Procura nazionale antimafia, in una intervista a Repubblica. 

"Delitto di diffusione di riprese e registrazioni fraudolente"
Il nuovo testo introduce nel codice penale il delitto di «diffusione di riprese e registrazioni di comunicazioni fraudolente»: una delle novità più preoccupanti. Come sarà punito questo nuovo illecito grave? Con il carcere fino a quattro anni. E a chi toccherà? A chi, partecipando a incontri o conversazioni riservate con la persona offesa, ne raccolga senza il consenso il contenuto con microfoni o telecamere nascoste «al fine di diffonderlo per recare danno alla reputazione della vittima». La punibilità è invece esclusa nel caso in cui la registrazione senza consenso venga utilizzata durante il processo come esercizio del diritto di difesa o nell’ambito del diritto di cronaca. Insomma, capirete che ai magistrati mancheranno dei pezzi importanti, e a noi giornalisti sarà preclusa gran parte dell'attività di inchiesta. Il divieto di trascrivere la maggior parte delle conversazioni azzoppa irimediabilmente uno strumento indispensabile per le indagini.

Basta con le trascrizioni
Tradotto, significa che non ci sarà alcuna traccia scritta delle conversazioni e del loro contenuto ritenuti non rilevanti dalla polizia giudiziaria. Nel verbale delle operazioni quest'ultima dovrà indicare solo data, ora e il dispositivo di registrazione, senza accenno all'oggetto della discussione, cioè ai contenuti, bloccando qualunque futura ricerca di materiale utile anche ad altre indagini. Chi volesse sapere se in una determinata conversazione ci siano informazioni rilevanti sarà costretto ad ascoltarsi l'audio dopo averlo recuperato dall'archivio segreto in mano al procuratore. Praticamente impossibile... Non potrà quindi più accadere che il pubblico ministero copi integralmente i testi delle telefonate. Ora il pubblico ministero dovrà invece verificare l’irrilevanza delle comunicazioni intercettate o chiederne la trascrizione, motivandola, nel caso ne riconosca la rilevanza diventando dunque il garante della riservatezza della documentazione: a lui spetta la custodia, in un archivio riservato, del materiale intercettato irrilevante e inutilizzabile, che i difensori o il giudice potranno vedere o ascoltare, ma non copiare.

Un caso su tutti: Fragalà
Un esempio su tutti? Di Matteo argomenta citando il recente caso dell'avvocato Fragalà, ucciso a colpi di bastonate. Ci fu un'intercettazione decisiva per l'individuazione degli aggressori dalla quale emergeva «il riferimento ad un soggetto che doveva consegnare ad un altro 'un coso di legno'». Conversazione che apparentemente era del tutto irrilevante e che fu ripescata quando «gli inquirenti a distanza di molti mesi dal delitto, monitorarono tutte le conversazioni che, in altre indagini e da forze di polizia diverse, erano state registrate il giorno dell’aggressione». Intercettazione che con le nuove regole, ha spiegato il pm, «non sarebbe mai stata trascritta, neppure per estrema sintesi, poiché il decreto vieta anche la trascrizione sommaria, precludendo di fatto l’efficacia di qualsiasi controllo successivo del pm e con il rischio concreto di dispersione definitiva di una prova acquisita legittimamente, ma di fatto scomparsa». Qualora la polizia avesse dei dubbi sulla rilevanza di una conversazione potrebbe rivolgersi al pm ma questo comporterebbe un processo macchinoso e lento che alla lunga spingerebbe la polizia a valutare da sola. Divenendo, come teme il pm palermitano, «il vero dominus nello stabilire quali conversazioni debbano essere trascritte e quali 'di fatto' nascoste». E così per impedire che colloqui irrilevanti per l'indagine ma importanti per l'opinione pubblica, finiscano nei giornali, si azzoppa tutto il sistema investigativo e giuridico.

Stop alle virgolette, vai con i "riassunti"
Ma non finisce qui. Per impedire che i colloqui sopravvissuti alla selezione della polizia giudiziaria vengano resi pubblici nei giornali, il decreto legge prevede che le intercettazioni non potranno essere riportate con i virgolettati nei provvedimenti dei magistrati e nelle ordinanze del gip e del tribunale del riesame. Saranno sostituiti da riassunti salvo in casi eccezionali. «Quando il pm ne valuta la rilevanza per i fatti oggetto di prova» recita il testo a firma di Orlando, «con decreto motivato» potrà «disporre la trascrizione». «Personalmente trovo sbagliato inserire in un testo di legge un concetto così ovvio che la normale professionalità di ogni magistrato già garantisce - spiega Di Matteo - Temo che l’aggettivo «essenziale» finirà col creare disorientamento e diversità di interpretazioni, che potrebbero perfino indurre il giudice, in un’ottica di eccessiva prudenza, a non inserire parti apparentemente non essenziali, ma concretamente utili a comprendere il contesto nel quale determinate espressioni vengono utilizzate».

Stop all'"udienza stralcio"
Si supera così il precedente modello incentrato sulla cosiddetta «udienza stralcio», caratterizzato dal fatto che tutto il materiale d’intercettazione era sin da subito nel fascicolo delle indagini preliminari, invece che essere collocato in un archivio riservato, con la conseguenza che doveva essere interamente esaminato al fine dell’eliminazione del troppo, del vano e dell’inutilizzabile. Il decreto stabilisce anche che i colloqui tra un avvocato e il suo assistito non possano essere riportati nemmeno nei verbali della polizia. Infine, nel caso dei reati più gravi commessi da pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione, quelli che prevedono una pena minima di 5 anni, sarà consentito l’accesso alle intercettazioni sulla base di due presupposti: sufficienti indizi di reato e necessità per lo svolgimento delle indagini.

Difendersi sarà sempre più difficile
Quella fortemente voluta dal governo Gentiloni è di fatto una manovra che limita anche il diritto alla difesa, visto che gli avvocati potranno solo richiedere l'audio ma non avere una copia dei verbali delle conversazioni intercettate. «Una possibile e ulteriore compressione del diritto di difesa per chi non ha adeguati mezzi economici per difendersi» prose Di Matteo. «Già immagino la difficoltà di preparare con urgenza un ricorso al tribunale del riesame dovendo ascoltare ore e ore di intercettazione, senza poter usare la copia cartacea della trascrizione». Potranno farlo forse solo i grossi studi legali, le difese dei «ricchi» insomma. 

"Punto di equilibrio"
Interessante notare il commento del premier Paolo Gentiloni: «E' evidente che in questi anni vi sono stati abusi che richiedono una disciplina più stringente, senza ledere il diritto di cronaca, senza ridurre l’utilità di questo strumento, ma fissando una serie di meccanismi che rendono sempre più difficile l’utilizzo di intercettazioni su questioni irrilevanti o che violano la riservatezza di persone non coinvolte». Il provvedimento è «un punto di equilibrio», un «fatto rilevante di cui utile dare atto al ministro della Giustizia e all’intero Governo. Finalmente dopo anni di discussione abbiamo una soluzione giusta ed equilibrata». Il Cav ringrazia, e Renzi pure...