28 agosto 2025
Aggiornato 09:00
Intercettazioni

Pdl a Fini: «sorpasso» da manovra atto politico

Il Vicecapogruppo Napoli: «Non sarebbe una gestione neutrale della Camera»

ROMA - Se la nota congiunta dei Presidenti di gruppo Pdl sulle intercettazioni Gianfranco Fini njon lo nomina mai, una di poco successiva del Vicepresidente dei deputati Osvaldo Napoli al presidente della Camera e ai suoi annunci da Benevento sul ddl intercettazioni approvato in Senato si rivolge in prima perso. «Il presidente della Camera con una capriola della logica - afferma Napoli - ritiene che dopo due anni di confronto sul ddl intercettazioni si possa prevedere un ulteriore approfondimento. Temo che Fini si sia confuso: un Parlamento che dopo un confronto durato due anni avesse ancora bisogno di approfondimenti viene a trovarsi delegittimato agli occhi dei cittadini». E avverte: «Immaginare, poi, che si debbano attendere i tempi del Senato sulla manovra per dare precedenza a questa nei lavori di Montecitorio rispetto al ddl sulle intercettazioni, sarebbe prova di una direzione tutta politica e poco istituzionale dei lavori parlamentari».

«Il parlamentarismo, come Fini ben sa, non è - dice ancora Napoli - sinonimo di impotenza o di pavidità nell'assumere decisioni ritenute giuste dalla maggioranza dell'Assemblea. Neppure, come ben sappiamo tutti, è sinonimo di disprezzo o di arroganza per le posizioni della minoranza. Tanto detto e tanto premesso, è bene ricordare che in ogni Parlamento democratico ci sono una maggioranza e una minoranza: a volte decidono insieme, altre decide la maggioranza. Ma la democrazia è sempre salva e rispettata, nell'uno come nell'altro caso. Fini si è sempre fatto scrupolo, in questi due anni, di difendere le prerogative del Parlamento. Sono certo che altrettanto scrupolo si farà nel difendere la dignità dell'Assemblea e a evitare l'immagine di una Camera che passa il suo tempo in discussioni bizantine. Diversamente, saremmo al degrado della democrazia parlamentare».