3 maggio 2024
Aggiornato 06:00
Politica & Riforme

Scontro Berlusconi-Bersani sulla Costituzione

Il Premier: «Governare con queste regole è un inferno». Il leader del PD: «Ha giurato sulla Carta: se non gli piace, può anche andare a casa»

ROMA - Un'architettura istituzionale che rende «un inferno» la vita di chi deve governare, una Costituzione scritta 60 anni fa e che sconta i «compromessi di matrice catto-comunista», soprattutto sulla parte relativa alla libertà d'impresa, in particolare l'articolo 41 ormai «datato» e che dunque va modificato. Silvio Berlusconi ha scelto l'assemblea di Confartigianato per annunciare una «stagione di liberalizzazioni» che liberino l'Italia e gli imprenditori, la «spina dorsale del Paese», da quella che il premier definisce «l'oppressione giudiziaria, fiscale e burocratica». Tutta colpa della «cultura comunista» che per Berlusconi informa la Costituzione e che soprattutto negli anni '70 «è stata improntata al sospetto verso l'uomo e le sue iniziative», verso l'imprenditore visto come «sfruttatore ed evasore».

BERSANI - Parole che provocano la reazione delle opposizioni. Pierluigi Bersani fa notare che il premier, assumendo l'incarico, «ha giurato sulla Costituzione: se non gli piace vada a casa». Duro anche Antonio Di Pietro: «Solo nei modelli fascisti si può fare a meno delle regole costituzionali e del Parlamento». Ma chi difende il premier è l'alleato Umberto Bossi: «Certo che la Costituzione è vecchia: stiamo cercando di cambiarla proprio per quello».

LIBERALIZZAZIONI - Berlusconi ha poi annunciato una «stagione di liberalizzazioni» che elimini «permessi, autorizzazioni e licenze» per svolgere un'attività economica, roba «da Stato totalitario»: l'obiettivo di Silvio Berlusconi è arrivare ad un sistema per cui «basterà una comunicazione allo sportello unico dell'impresa». Oggi sarà approvato dal Cdm il regolamento per lo sportello unico, poi «entro l'autunno» sarà legge lo statuto delle Pmi, con «il limite massimo alla pressione fiscale». Perchè ridurre le tasse, promette ancora una volta il premier, «è nel nostro Dna, e su questo vogliamo impostare la riforma fiscale semplificando tutte le norme e arrivando ad un unico codice entro la legislatura».