16 aprile 2024
Aggiornato 19:00
Elezioni regionali

Udc cerca l'exploit nel Lazio, fiato sospeso per il Piemonte

Da soli in sei regioni. In quattro col Pd e in tre con il Pdl

ROMA - «Vedremo se faremo la differenza. Male che vada farò il fornaio...», diceva Pier Ferdinando Casini qualche settimana fa replicando a chi lo accusava di fare la «politica dei due forni». Ma, a dispetto della serena ironia ostentata dall'ex presidente della Camera, le prossime elezioni regionali tengono sulle spine il partito di via dei Due Macelli perché saranno decisive per verificare la validità dell'orgoglioso liet motiv centrista «Noi non andiamo con chi vince, semmai vince chi va con l'Udc».

Confermata la scelta di andare sa soli in sei delle tredici regioni che andranno al voto il 28 e 29 marzo prossimi, gli occhi del partito di Casini saranno puntati in realtà sulle sfide dove si è scelta la strada dell'alleanza: con il Pd in quattro regioni (Piemonte, Liguria, Basilicata e Marche), con il Pdl in tre (Campania, Calabria e Lazio).

Se a livello nazionale l'obiettivo è di confermare il risultato delle ultime Europee, intorno al 6%, a livello regionale sono quelle in Piemonte, nel Lazio e in Puglia le partite chiave che preoccupano l'Udc: costretto a fare i conti, nelle ultime battute di campagna elettorale, con gli 'anatemi' di Silvio Berlusconi, gli appelli al voto utile e le dichiarazioni del cardinale Angelo Bagnasco su aborto e famiglia - «valori non negoziabili» per il presidente della Cei, ma poco in linea con quelli di Mercedes Bresso, candidata in Piemonte col sostegno anche dell'Udc - il partito dell'ex presidente della Camera è convinto di poter guadagnare «almeno due punti, arrivando al 10%» nel Lazio, regione dove in provincia di Roma è stata esclusa la lista del Pdl.