29 marzo 2024
Aggiornato 12:00
Il Giornale: Fini si prenda una vacanza fino a lunedì

Farefuturo: Fini «nominato» capro espiatorio

Rossi: «Ma da che mondo e mondo se un partito perde la responsabilità è del leader»

ROMA - «Et voilà: hanno scelto il capro espiatorio di una possibile sconfitta elettorale. Inutile girarci attorno: si chiama Gianfranco Fini. E questa volta Vittorio Feltri non c'entra nulla, anche se ha sparato in prima pagina il colpo preventivo». Il direttore della Fondazione Farefuturo, Filippo Rossi, sul periodico on line Ffwebmagazine, invita a guardare dietro l'editoriale del direttore del Giornale contro il Presidente della Camera. E ci legge la ricerca da parte del centrodestra di padri diversi dal leader per una possibile sconfitta elettorale.

«Feltri - scrive Rossi - fa il lavoro suo: annusa l'aria, capisce l'andazzo e lo trasforma in notizia, megafono legittimo di una strategia ormai fin troppo chiara. Ha iniziato Umberto Bossi che a una domanda sulle 'distanze' tra il presidente della Camera e il Carroccio sulle politiche dell'immigrazione, ha risposto: «Vedremo i risultati elettorali. Serviranno anche a far capire chi aveva ragione». Come se la linea del Pdl sull'immigrazione fosse quella di Fini. Colpa di Fini? Se lo raccontano. Lo racconteranno in caso di sconfitta. Batteranno la grancassa per nascondere debolezze culturali e passi falsi strategici».

Si tratta, scrive ancora Rossi, di «boatos di sottofondo che ribaltano tutte le regole della politica. Da che mondo è mondo, infatti, se un partito perde le elezioni, la responsabilità non può che ricadere su chi lo guida, sulla classe dirigente, su chi ha dettato la linea. Non certo sulla minoranza che, detto per inciso, viene oltretutto sempre descritta come irrisoria e irrilevante. Quattro gatti, insomma. Qualcuno allora dovrebbe spiegare come 'quattro gatti' possano davvero influire sull'identità e sulla forza elettorale di un partito così grande, con una leadership così forte, inossidabile».

Insomma, «delle due l'una: o, come dicono, la 'minoranza finiana' non conta nulla, e allora non c'è ragione di imputargli, in un senso o nell'altro, un risultato elettorale; oppure il Pdl non è così forte come dicono, non è la corrazzata che vogliono far credere. Non si è mai vista, in un partito, una maggioranza che vive nell'ossessione quotidiana di quel che dice la minoranza. Non si è mai visto, giusto per fare un piccolissimo esempio, un partito che chiude la campagna elettorale portando sul palco il leader di un partito alleato ma concorrente. Come se - conclude Ffwebmagazine - la Democrazia cristiana avesse portato sul palco Bettino Craxi o Giovanni Spadolini. È come se la Democrazia cristiana avesse dato in appalto agli alleati la sua linea politica».