29 marzo 2024
Aggiornato 08:00
Politica. Governo Berlusconi

Berlusconi «non vuole» le elezioni: «Ma se cado si vota»

Il Premier chiude il «caso Schifani» ma la maggioranza resta in fibrillazione. «Abbiamo un consenso del 60%»

ROMA - E' Silvio Berlusconi in persona a mettere nero su bianco che non è affatto vero che sia lui a pensare se non addirittura puntare ad elezioni anticipate. «Non ci ho mai pensato, la maggioranza è solida e intende portare a termine le riforme» avviate e promesse in questa legislatura. E, soprattutto, secondo i sondaggi nel corpo elettorale ancora «gode di un consenso superiore al 60», scrive il Premier in una nota su carta intestata di Palazzo Chigi. Anche se poi, a voce, precisa: «Se cade questa maggioranza - avverte- non ci sarà un altro Governo, non se ne farà un'altra».

CASO SCHIFANI - La presa di posizione del Presidente del Consiglio, all'indomani della minaccia esplicita di ricorso alle urne in caso di scollamento della maggioranza da parte del Presidente del Senato Renato Schifani, ottiene un primo risultato sul fronte istituzionale: seda la preoccupazione e l'irritazione trattenuta a stento dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, raggiunto in Turchia dalle parole di Schifani, per lo «strappo» operato dalla seconda carica dello Stato che senza mezzi termini non solo e non tanto è entrato a gamba tesa nell'agone politico ma, di fatto, ha bypassato ogni prerogativa del Quirinale sullo scioglimento anticipato delle Camere, descrivendo le elezioni come variabile nelle mani solo della maggioranza e del suo leader.

La precisazione di Berlusconi, fortemente sponsorizzata da Gianni Letta che raccontano aver avuto un filo rosso con la Turchia, riporta la querelle nell'ambito esclusivamente politico perché se le elezioni non sono volontà o richiesta del Capo del Governo, per il Capo dello Stato la questione non esiste, libera la maggioranza di discuterne e accapigliarsi. La presa di distanza di Berlusconi da Schifani, insomma, fa piacere al Colle e presto, è la previsione al Quirinale e a palazzo Madama, ci sarà modo di chiarirsi direttamente fra Napolitano e Schifani per riprendere una collaborazione e un rispetto istituzionale fino a ieri mai messi in discussione.

FINI TACE - Sul piano politico, il problema della maggioranza porta il nome e il cognome di Gianfranco Fini. Il Presidente della Camera sulla presa di posizione di Schifani ufficialmente tace. Più precisamente, si limita a far smentire dal suo portavoce la volontà di «pensionare Berlusconi» che il quotidiano Libero gli ha attribuito in prima persona. Fini, d'altra parte, non può che essere soddisfatto dalle parole odierne di Berlusconi nè più nè meno come Napolitano, con il quale non è mancato in queste ore il contatto.

BOSSI: IL GOVERNO NON RISCHIA - Il no alle elezioni anticipate in nome del dovere di governare di questa maggioranza e non di altre, è nè più nè meno quanto dal Presidente della Camera detto di recente in tv a Raitre, ospite una volta da Lucia Annunziata e un'altra da Fabio Fazio. I peana contro il ricorso alle urne, d'altra parte, oggi nel centrodestra sono corali. Prima, durante e dopo l'incontro che Fini ha con il da sempre poco amico Giulio Tremonti, oggi però come lui oggetto di freddezza e attacchi del «fuoco amico» dei più pasdaran fra i berlusconiani, in Parlamento e nelle redazioni. Un no, quello alle elezioni, che è anche dell'altro alleato di Berlusconi e Fini: «si muore se cade il governo, non se non passa una norma...», dice il senatur andando a votare sulla fiducia posta alla Camera sulla privatizzazione dell'acqua. E, rassicurante, chiosa: «Il Governo non rischia e non rischiamo neanche noi. Tutto andrà a posto. Fini e Berlusconi devono sedersi intorno a un tavolo e trovare la soluzione: sono convinto che si troverà». L'incontro Fini-Berlusconi, difficilmente si terrà a breve: «Con lui non ho niente da chiarirmi», dice secco il Premier.