19 aprile 2024
Aggiornato 16:30
Il premier raccoglie con stupore le voci su le elezioni anticipate ma poi avverte «non esistono altre maggioranze»

Berlusconi azzera le polemiche

Ma la proposta di ex An e Veltroni sul voto agli immigrati anticipa altre spaccature

Non sappiamo come la chiameranno i posteri. Noi suggeriamo: «l’insostenibile leggerezza delle maggioranze».
Naturalmente stiamo parlando delle maggioranze parlamentari italiane.
Inoltre il riferimento ai posteri non è casuale. Siamo infatti convinti che ai nostri nipoti, quella che in termini più crudi potrebbe essere anche definita la maledizione degli equilibri governativi, apparirà come un ripetersi di eventi politici durati quasi un secolo, assai simili gli uni agli altri, uniti da un unico filo conduttore: l’assoluta impossibilità da parte dei cittadini di capire le logiche che determinano le crisi di governo.

Con questa premessa non vogliamo dire che siamo alla vigilia di un collasso della attuale maggioranza.
Dopo giorni di silenzio Berlusconi oggi è tornato a prendere la parola e, come spesso gli accade negli ultimi tempi, ha fatto quello che si fa solitamente al gioco dell’oca quando si ha la sfortuna di incappare nella casella sbagliata: ha fatto arretrare il gioco indietro e in un solo colpo ha cancellato scaramucce, minacce e ultimatum: mai parlato di elezioni anticipate, la maggioranza è coesa, il governo va avanti tranquillo e porta avanti il mandato che gli hanno affidato gli elettori.
E’come se Berlusconi avesse detto: indietreggiate tutti di parecchie caselle e fermatevi qualche giro, il gioco si riprende da dove dico io.
Staremo a vedere se la prossima mano di dadi confermerà questa sua lettura della realtà politica italiana.
Nel frattempo nella nostra testa ronza una domanda: questa storia, che ci fa apparire claudicante e malaticcio un governo che solo un anno e mezzo fa sembrava l’»invincibile armada», come è cominciata?
Prima di verificare se c’è una risposta al quesito del momento, il pensiero fatalmente è andato a ritroso e ha cercato di riportare alla luce alcuni reperti archeologici, come la caduta del primo governo Berlusconi, la caduta del primo governo Prodi, la caduta del secondo governo Prodi.
Infine è stato inevitabile fare un salto ancora più lontano nel tempo e riandare con la memoria ai decenni in cui la vita media dei governi italiani era di sei mesi.

Ashley, il romantico sudista amato da Rossella O’Hara in «Via col vento» per raffreddare i bollori dei suoi compagni, impazienti dibattersi con i nordisti, dice «le guerre sono tragedie che provocano morti e danni irreparabili e poi, quando sono finite, nessuno si ricorda più perché sono cominciate».
Molti dicono che la guerra più o meno guerreggiata fra Berlusconi e Fini sia cominciata dal proclama del predellino con il quale il Cavaliere ha inghiottito Alleanza Nazionale. E’ un po’ come nelle fusioni delle aziende, a non poterle proprio digerire sono quelli che finiscono per ritrovarsi doppioni.
Ma anche quando le ditte erano separate le scintille non erano mancate, tanto da determinare uscite eccellenti come quella di Follini o corse solitarie come quella di Casini.
Si potrebbe andare avanti chissà per quanto a ricostruire le «crisi story» italiane. Noi, in attesa della prossima mossa, preferiamo fermarci qui.
Lo spazio che resta preferiamo invece dedicarlo a tre notizie di giornata, di quelle che poi nei giornali vengono date in pagine separate e, mescolate a tanti altri avvenimenti, finiscono per perdere di intensità e quindi del loro valore oggettivo che hanno per chi si deve fare una opinione sullo stato delle cose.

1) La produzione industriale metalmeccanica è diminuita nei primi 9 mesi del 30,7%, ma nel terzo trimestre segna +3,4%.
In 10 mesi, informa Federmeccanica, 246 mila meccanici sono finiti cassa integrazione con un aumento del 600%. «Il precipizio è finito - ha detto il vice presidente Luciano Miotto - ma siamo in stagnazione. La crisi non è finita e si attendono ancora tagli occupazionali».

2) A settembre i finanziamenti delle banche alle aziende, secondo il rapporto mensile dell'Abi, hanno segnato -0,2% sullo stesso periodo 2008. E' la prima volta dopo anni di crescita che il flusso dei finanziamenti si restringe su base annua.
Ancora ad agosto gli impieghi avevano segnato +0,9%. La crescita a settembre 2008 era stata del 10,8%.
Le prime stime sugli impieghi di ottobre mostrano uno stallo degli impieghi complessivi, cresciuti solo dello 0,3% e in frenata sul +1,3% di settembre.

3) I bambini poveri sono 1.728.000, pari al 23% della popolazione povera. Il 61,2% di questi ha meno di 11 anni e il 72% risiede nel Meridione.
Il Rapporto - diffuso alla Conferenza nazionale sull'infanzia - sostiene che nel nostro paese mancano alcune misure fondamentali dell'attuazione della convenzione, quali il piano nazionali infanzia.

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