PD difende D'Alema, ma l'uscita non ha convinto
Parole dell'ex Premier giudicate da qualcuno «un po' imprudenti»
ROMA - Oggi il Pd è quasi tutto intorno a Massimo D'Alema, i distinguo dell'altro giorno dopo la previsione delle «scosse» in arrivo sul Governo vengono messi da parte nelle dichiarazioni pubbliche. L'offensiva del centrodestra sull'ex ministro degli Esteri, accusato di aver avuto informazioni in anticipo sull'inchiesta barese che sta creando nuovi guai a Silvio Berlusconi, non può essere tollerata dai democratici, e alla Camera viene anche presentata un'interpellanza a Maroni per chieder conto al ministro dell'Interno dell'accostamento tra D'Alema e i brigatisti arrestati la scorsa settimana, un colpo basso inaccettabile per il Pd. Ma, a bassa voce, si coglie anche un po' di rammarico per quella che sembra essere una mezza occasione persa, una giornata che doveva restare agli atti come una delle peggiori per il premier in difficoltà e che invece il Pd ha dovuto in parte giocare in difesa, a causa di quella che molti definiscono una «imprudenza» o un'«ingenuità» dell'ex ministro degli Esteri.
«Stanno ribaltando la cosa - è il ritornello a largo del Nazareno - loro denunciano i complotti, evocano la sostituzione del premier con un 'non eletto' e poi danno la colpa a noi». La solidarietà a D'Alema è fuori discussione, l'accostamento alle Br fatto da Maroni è intollerabile per il Pd e l'offensiva di oggi del centrodestra viene respinta, seppure tra alcuni evidenti silenzi come quelli dei veltroniani. Ma, è il ragionamento che si sente qua e là, «D'Alema è stato imprudente...». Ovviamente nessuno nel Pd accredita la tesi del D'Alema 'complottardo', semplicemente si ritiene che l'ex premier sia stato troppo precipitoso nel commentare scenari che proprio il centrodestra stava evocando.
D'Alema è stato nettissimo nel replicare oggi agli attacchi del centrodestra, che gli chiede come mai domenica scorsa abbia accennato a possibili nuove «scosse» in arrivo sul Governo. «Si sta facendo una vergognosa speculazione. Quello da me espresso domenica scorsa nel programma 'In mezz'ora' era un giudizio politico, come è stato del tutto evidente a chi ha visto la trasmissione, riferito al Governo e al nervosismo del Presidente del Consiglio, il quale aveva appena denunciato oscuri e imprecisati complotti contro di lui». E ancora: «Nessun riferimento, dunque, da parte mia, a vicende giudiziarie di cui non so nulla».
Stessa linea sostenuta da tutti quelli che sono intervenuti, a cominciare dal segretario Dario Franceschini: «Massimo D`Alema ha risposto con determinazione e indignazione alle accuse assurde del Pdl. E ha ragione: tutti quelli che lo hanno ascoltato hanno capito perfettamente che quando parlava di scosse si riferiva a fatti politici». Non è un mistero, però, che Franceschini non avesse gradito la sortita sulle «scosse», tanto che due giorni fa era stato uno dei più espliciti a prendere le distanze da D'Alema: «Io non mi intendo di 'scosse'», aveva risposto ai giornalisti che gli chiedevano un commento sulla 'previsione' dell'ex premier. Ma già da ieri Franceschini aveva preso le difese dell'ex premier e di fronte al fuoco di fila di oggi è tornato a farlo con nettezza.
Il fatto è che il partito si trova appunto a doversi difendere, nel dibattito pubblico. Dice ancora Franceschini: «E' il solito copione di Berlusconi e della destra, fatto di attacchi a tutto e tutti, la stampa, l`opposizione, la magistratura, gridando al complotto per cercare di trasformarsi in vittima e raccogliere qualche voto in più ai ballottaggi». La destra strumentalizza, è il ragionamento, ma, aggiunge qualcuno, «è stata un po' un'imprudenza» ammette un po' sconsolato Ermete Realacci, una cosa che «colpisce per un uomo della sua esperienza». Così come Andrea Orlando si limita ad allargare le braccia: «Gli è uscita male di bocca... È chiaro che non voleva alludere alle inchieste». Un riflesso, spiegava ieri Mario Barbi, «lui ha registrato che il centrodestra cominciava a parlare di complotti, di progetti per sostituire il premier e ha voluto subito dare un segnale politico al Pd, far presente che si prospettavano forse scenari imprevisti». Insomma, un ragionamento politico, che però ha offerto involontariamente un assist al Pdl. Giorgio Tonini, veltroniano, è lapidario: «Meno si parla di queste cose e meglio è. E comunque noi dobbiamo puntare ad andare al Governo vincendo le elezioni».
Per questo oggi il partito fa quadrato sull'ex premier e sceglie una linea di basso profilo sulle vicende di Berlusconi, come del resto Franceschini ha deciso da qualche settimana. Dice Giuseppe Fioroni: «Ormai la vicenda attiene solo alla sensibilità e alla responsabilità politica che Berlusconi deve avere verso il Paese». Sta al premier, continua, «spazzare via ogni ombra di sospetto». Di sicuro, «è ridicolo che qualcuno cerchi di stravolgere la discussione come se la responsabilità, qualora ci fosse, potesse essere attribuita alle parole che afferiscono chiaramente a fenomeni politici, e non ai fatti, o ai ricatti».
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