29 aprile 2024
Aggiornato 13:30
EUROPEE

Franceschini soddisfatto: «Pd salvo, fermato Berlusconi»

«Primi progressisti UE. Bravo Di Pietro, ma ha solo tolto voti a noi»

ROMA - Dario Franceschini non può cantare vittoria per i risultati del Pd alle europee, ma i «due obiettivi» che mettevano alla prova la sua leadership «sono stati centrati: salvare il futuro del progetto del Pd e fermare Silvio Berlusconi» che cercava di ottenere il plebiscito personale da questo voto.

Il primo bilancio tracciato oggi davanti ai giornalisti è all'insegna del realismo: «Non si può ignorare che c'è una differenza forte rispetto al risultato delle politiche del 2008 - ammette il segretario - che anzi dimostra quanto fosse stato positivo quel risultato, determinato anche dal meccanismo del voto utile, un voto per la governabilità, ma con il 26,1 delle Europee abbiamo ottenuto comunque quello che volevamo, cioè la conferma del progetto del Pd» perchè con queste elezioni in gioco era «il futuro stesso del progetto». Ora invece c'è «una base di partenza per proseguire il cammino di radicamento e rinnovamento del partito e per la costruzione di un'alternativa al governo della destra».

Detto questo Franceschini è soddisfatto per la battuta d'arresto subita dal Pdl che con il 35,26% smentisce, di fatto, «il mito dell'invincibilità di Berlusconi» e dunque il rischio «che il Paese si svegliasse sotto un padrone assoluto, grazie al voto degli italiani, è stato scongiurato». Inoltre anche il risultato complessivo della maggioranza di governo è incoraggiante: «l'avanzata invincibile annunciata da Berlusconi che prevedeva di raggiungere il 45 per cento non c'è stata, anzi sono dieci punti sotto quanto annunciato. Il Pdl insieme alla Lega arriva al 45,52», dunque «la maggioranza di governo è incontestabilmente minoranza nel paese». Il leader Democratico non si nasconde però i pericoli di una crescita esponenziale della Lega che ha superato il 10%: «Condizionerà il governo - avverte - e avrà un impatto negativo in futuro».

Dalla sua Franceschini ha però anche il confronto con i partiti socialisti e progressisti degli altri paesi europei: «Il Pd è il primo partito anche rispetto ai socialdemocratici tedeschi, con 8 milioni di voti, e probabilmente saremo il primo partito anche in termini di parlamentari eletti». Un dato non indifferente rispetto alla partita che si aprirà a giorni per la collocazione europea e la nascita di un nuovo gruppo parlamentare insieme ai socialisti.

Infine i rapporti con gli alleati, il segretario del Pd, premette che «è presto per parlare di alleanze future», e pur avendo già fatto le sue felicitazioni ad Antonio Di Pietro, per il risultato «significativo» dell'8 per cento, giudicandola «una crescita indiscutibile», Franceschini non ha mancato di sottolineare come fosse esatta la sua visione dei rapporti interni già in campagna elettorale: «Purtroppo sono voti che si spostano nel nostro campo». I voti usciti dal Pd infatti sono andati in parte all'Idv e in parte ai Radicali che hanno ottenuto il 2,3 per cento, dunque una partita «a somma zero» che non modifica le sorti del centrosinistra.