19 aprile 2024
Aggiornato 01:00

Sisma Abruzzo: in 2 mesi oltre 35mila scosse, una ogni 2,5 minuti

Selvaggi (Ingv): ma sciame calato di 5 volte, faglia si assesta

L'AQUILA - Sono oltre 35mila le scosse di terremoto registrate nell'aquilano a partire da quella di magnitudo 5.8 che il 6 aprile scorso ha provocato morte e devastazione a L'Aquila e nei paesi limitrofi. Una media di una scossa ogni due minuti e mezzo. L'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) ne ha localizzate con esattezza più di 7.300, mentre le altre risultano rilevate da meno di tre stazioni sismiche e, pertanto, non è stato possibile stabilirne con esattezza l'ipocentro (punto d'origine del terremoto), e si tratta di scosse inferiori a circa 0.8. «Ma lo sciame sismico è calato notevolmente e questo lo possiamo leggere come un dato moderatamente positivo - spiega ad Apcom il direttore del Centro nazionale terremoti dell'Invg, Giulio Selvaggi -. C'è una chiara diminuzione del numero di scosse e della loro magnitudo: da tempo, infatti, non se ne registrano di superiori al 3.5 sulla scala Richter».

«Non solo - prosegue Selvaggi - la faglia principale che si è attivata due mesi fa si è assestata. Non registriamo più, da circa trenta giorni, quella migrazione verso nord che rilevammo inizialmente. L'area sismica attivata inizialmente era di 15 chilometri, poi c'è stata una espansione e ora osserviamo una zona lunga longitudinalmente 40 chilometri e larga 20 chilometri. Si tratta di un'area importante, che si è estesa fino a Campotosto, quasi ad Amatrice. Ma ora non c'è più questa migrazione. La sequenza sismica è ben individuata tra i comuni di Campotosto e Rocca di Mezzo».

Forse è stato un bene che non si sia attivata contemporaneamente un'area così grande? «Se si fosse attivata in un colpo solo - risponde il direttore Selvaggi - avremmo avuto in Abruzzo gli stessi effetti del terremoto dell'Irpinia», dove in un colpo solo si attivò un'area di circa 36 chilometri. Quello dell'Abruzzo è piuttosto un caso «simile al terremoto di Umbria e Marche del 1997, con una scossa principale e diverse altre scosse che partirono a settembre fino all'aprile successivo in un'area di circa 40 chilometri».

«La sequenza sismica non è finita», tiene a sottolineare Selvaggi, che aggiunge: «Lo avevamo detto da subito che lo sciame sismico sarebbe durato dei mesi. Ora ci sono meno scosse, ma per noi la sequenza sarà finita quando si sarà tornati alle condizioni iniziali, ovvero circa 200 eventi l'anno. Mentre oggi, ogni giorno registriamo dai 40 ai 50 terremoti. C'è un calo rispetto ai 300-350 dei giorni successivi al 6 aprile e il calo è nell'ordine delle cinque volte. Ma la sismicità potrebbe anche aumentare. Oggi 200 scosse si fanno in 4 giorni». In generale, «non si può sapere quando finisce uno sciame sismico: potrebbe finire domani o anche tra un anno».

E' possibile una nuova scossa come quella del 6 aprile? «Essendo in atto lo sciame sismico - afferma Selvaggi - è ancora possibile un terremoto forte. In realtà, non si può prevedere una scossa come quella del 6 aprile. Stiamo però osservando una diminuzione delle scosse e questo - ribadisce - è un fatto positivo, ma l'attenzione nostra rimane sempre alta. Non è comunque detto che ci sarà una scossa importante. Non è la regola. Anzi, bisogna notare con soddisfazione che effettivamente la sequenza sta diminuendo».