8 maggio 2024
Aggiornato 15:30
Crisi Medio Oriente

Gaza senza tregua, continuano gli attacchi

Napolitano: «ristabilire un dialogo di pace»

Quando sulla voce del dialogo prevale il frastuono delle armi, la speranza scompare dal vocabolario e rimane solo la morte. E' quello che sta succedendo in queste ore nella Striscia di Gaza. Secondo l'ultimo bilancio fornito dalle Nazioni unite le vittime palestinesi dell'operazione militare israeliana «piombo fuso» sono salite a 360 - tra cui almeno 62 tra donne e bambini – mentre i feriti sono 1.400.

La morte torna padrona, dunque, dopo le tregue che, seppur per un breve lasso di tempo, avevano permesso che il sangue di uomini, donne e bambini, non macchiasse più la terra bruciata dal sole.
Ora bisogna solo fermarsi e riflettere. Il coro arriva unanime sia dal mondo religioso che politico. La Commissione europea, in un suo comunicato, dichiarandosi «profondamente preoccupata» per la situazione della popolazione civile, ha ribadito l'appello per uno «stop immediato alle ostilità» nella Striscia di Gaza e al lancio di razzi da parte di Hamas contro Israele,.

«Il mancato accesso per gli aiuti e gli operatori umanitari crea una situazione drammatica per migliaia di civili», si legge nella nota, in cui Bruxelles chiede la riapertura dei valichi verso la Striscia di Gaza, in particolare per assicurare le forniture agli ospedali. «Servono misure urgenti che assicurino condizioni sicure per la distribuzione» degli aiuti e «che facilitino l'accesso delle agenzie internazionali», afferma l'esecutivo Ue.

Anche il Quirinale auspica la fine delle ostilità. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha avuto colloqui telefonici con il presidente egiziano Hosni Mubarak, con il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas e con il Segretario generale della Lega Araba, Amr Mussa. «Concorde è stato l'auspicio, dinanzi alla drammaticità della situazione - si legge in una nota del Quirinale - che possano svilupparsi e avere successo gli interventi diplomatici attraverso i quali ci si propone di giungere a un cessate il fuoco, al ristabilimento della tregua tra le parti e al ritorno ad un dialogo di pace».

Nonostante i buoni propositi, la pace sembra sempre più lontana. Il capo dello Stato Shimon Peres ha dichiarato che è «impossibile» sapere quanto altro tempo sarà necessario per la fine delle operazioni e ha poi ribadito, nella conferenza congiunta avuta con Il capo di Stato maggiore della Difesa israeliana Gabi Ashkenazy, che «nessun Paese al mondo può restare seduto a guardare i missili che vengono lanciati contro i suoi cittadini». E che non ci sarà alcuna tregua «fino a quando non sarà fermato il terrore».

Eppure una tregua è necessaria se si vuole insistere sulla strada per un dialogo efficace. Un dialogo invocato anche da molti degli utenti del PD Network. C'è chi, come Elzazoppin, si appella al futuro presidente degli Stati Uniti e chiede di «riproporre, anzi imporre, l'idea di un vero dialogo tra palestinesi e israeliani. Idea per ora morta o ibernata» oppure come cesare pisano che pur non scorgendo «spiragli di esili speranze in una guerra che, coinvolgendo tutti, riduce le energie al solo obiettivo di salvare la vita propria e programmare l'uccisione dell'altro» è convinto che Obama non ripercorra lo stesso cammino fallimentare percorso dal suo predecessore George W. Bush.

O ancora, c'è chi, come Corradoinblog,confessa il suo senso di impotenza e lascia parlare chi, in Palestina, ha scelto di andarci da volontario, come Giovanni Fontana. E infine c'è chi, come saxer, si chiede: «Quanto tempo ancora dovremo vedere quelle scene agghiaccianti? Quanto tempo ancora farà trascorrere la diplomazia internazionale prima di mettere fine ad un conflitto sanguinoso generato dall'intolleranza e dall'odio? Quanti morti ancora? Quando la pace riuscirà ad avere il sopravvento?».

G.R.