28 marzo 2024
Aggiornato 12:30
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Ci risiamo: nella Legge di Bilancio nuovi emendamenti anti-Flixbus

Nella legge di Bilancio che va alla Camera spuntano nuovi emendamenti anti-Flixbus dopo il tavolo di lavoro con il MIT per una normativa comune

ROMA - Arrivano puntuali come un orologio svizzero i nuovi emendamenti alla Legge di Bilancio, proprio nei giorni in cui la Camera deve pronunciarsi sui lavori prima della fine dell’anno. Nella manovra, come successe già un anno fa, spuntano nuovi emendamenti anti-Flixbus, peraltro a pochi giorni di distanza dalla convocazione da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti di un tavolo di lavoro per il riordino della disciplina delle autolinee interregionali. L’obiettivo era, appunto, redigere un percorso condiviso tra istituzioni, aziende e associazioni di categoria per riscrivere le regole del settore in modo organico.

Secondo quanto dichiarato in una nota da Flixbus, i nuovi emendamenti, presentati su iniziativa di parlamentari provenienti da schieramenti diversi, si fondano peraltro su una premessa sbagliata, perché fa riferimento alla non applicazione della legge 3 agosto 2017 n. 123 che prevede appunto l’istituzione del tavolo di lavoro, che però ora è già insediato presso il MIT.

Gli emendamenti (9, secondo Flixbus), sarebbero finalizzati a tentare nuovamente di escludere la possibilità per l’azienda di continuare a operare in Italia secondo il proprio modello organizzativo: come già accaduto lo scorso anno gli emendamenti limiterebbero ai soli operatori del trasporto, e non quindi piattaforme digitali, l’ottenimento dell’autorizzazione a operare le tratte interregionali. E FlixBus è una piattaforma digitale che si appoggia a un partner sul territorio e non un’azienda che svolge come attività principale quella del trasporto. Oltre che anticoncorrenziale, la nuova iniziativa anti-FlixBus è anti-storica: la Commissione Europea, infatti, ha recentemente proposto un nuovo regolamento comunitario che cambierà le regole per tutti i Paesi UE, condizionando quindi anche il sistema italiano, la cui regolamentazione già oggi prevede una normativa in assoluto tra le più vincolanti in Europa.

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«Questa volta ci troviamo di fronte a un’azione estremamente irresponsabile, orientata a contrastare l’iniziativa del MIT che tenendo assieme le associazioni di categoria e i principali operatori del Paese, attraverso un tavolo di lavoro sta provando ad elaborare una nuova normativa per tutto il settore - afferma Andrea Incondi, Managing Director FlixBus Italia -. Inoltre, otto dei nove emendamenti sono stati presentati all’Art. 20, che prevede misure per tutelare i lavoratori in caso di aziende in crisi. Questa è una clamorosa strumentalizzazione, finalizzata esclusivamente ad estromettere FlixBus dal mercato con un intervento regolatorio che ci butterebbe fuori dall’Italia in due mesi e che nulla ha a che vedere con la tutela dei lavoratori. Anzi, l’immediata conseguenza sarebbe la chiusura della nostra azienda ed il licenziamento di almeno mille persone».

L’azienda di Monaco di Baviera, in Italia, non viaggia - però - a gonfie vele. Il licenziamento di 85 persone dalla storia azienda pugliese Marozzi, ha fatto schizzare ancora una volta la polemica. La Marozzi - che garantisce collegamenti su strada dalla Puglia a Roma, Siena, Firenze e Pisa - ha avviato lo scorso mese la procedura di licenziamento collettivo, accusando Flixbus di essere responsabile della contrazione di clienti e di fatturato. La vicenda parrebbe scollegata dai nuovi emendamenti presentati alla Camera, non fosse altro che l’amministratore delegato di Sita Sud (società che controlla la Marozzi) è anche presidente regionale dell’Anav, l’associazione che lo scorso anno aveva portato avanti portato avanti la battaglia contro gli autobus low cost in Parlamento con una norma che venne definita anti-FlixBus.

Ora spetterà nuovamente alla Camera stabilire la legittimità per FlixBus a operare in Italia. Anche se, visti i precedenti pareri del Governo, sempre favorevoli nei confronti della startup dei bus low cost, non dovrebbe esserci nulla da temere. Forse.