Margrethe Vestager, pronti per un indagine sulle criptomonete
«Non abbiamo ancora lanciato un'indagine, ma ci stiamo preparando perchè vogliamo essere pronti se dovessero emergere delle problematiche»

MILANO - Non è la prima volta che Margrethe Vestager, Commissaria Ue alla Concorrenza, si pronuncia sul tema tanto discusso negli ultimi mesi delle criptovalute e, in particolare, del bitcoin. Bitcoin che - mentre parliamo - ha raggiunto il valore di 10mila dollari arrivando a una capitalizzazione di mercato pari a 160 miliardi di dollari USA (cifra che gli ha fatto superare la capitalizzazione di aziende come Nike e McDonald’s). Secondo quanto dichiarato dalla Commissaria durante la cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico 2017-2018 dell'Università Bocconi, pare che la Commissione europea si stia preparando per verificare se sia necessario aprire un'indagine sulle monete virtuali non autorizzate e in particolare sui bitcoin.
«Non abbiamo ancora lanciato un'indagine, ma ci stiamo preparando perchè vogliamo essere pronti se dovessero emergere delle problematiche», ha dichiarato la Vestager ai giornalisti.
Web tax: meglio una legge internazionale
La Commissaria ha, inoltre, espresso i suoi pareri in merito al recente lasciapassare da parte del Senato della nostra «web tax», emendamento che introduce l’imposta l 6% sulle transazioni digitali, che sarà attiva a partire dal 1° gennaio 2019. Malgrado il plauso all’approccio italiano, la Vestager (e l’Unione Europea) si dice pronta ad avanzare la propria proposta per tassare i ricavi dei colossi del web, auspicando che venga poi correttamente recepita dagli Stati membri. A meno che non ci sia addirittura una proposta a livello internazionale.
La web tax italiana
Il nostro emendamento, nel frattempo, prevede una flat tax del 6% da applicare alle prestazioni di servizi effettuate con mezzi elettronici (dall’e-commerce alla pubblicità online). L’obiettivo, naturalmente, è tassare i ricavi digitali prodotti in Italia dalle aziende cosiddette Over the top, e cioè i colossi come Google e Facebook. Per evitare la doppia imposizione a quelle residenti - e colpire di conseguenza solo i colossi del web - viene introdotta per chi ha la stabile organizzazione una detrazione dell’imposta versata.