Macron «tradisce» l'Italia sui migranti. Sapelli: I suoi fan italiani? Devono informarsi di più
Emmanuel Macron, dopo la sua vittoria, è diventato l'icona del centrosinistra italiano. Peccato che ora abbia 'tradito' l'Italia sui migranti. Ecco cosa pensa in proposito lo storico ed economista Giulio Sapelli

ROMA - La vittoria di Emmanuel Macron alle elezioni presidenziali francesi è stata accolta dalla gran parte dei politici italiani con grande soddisfazione, soprattutto perché ha impedito che a prevalere fosse la temutissima «populista» Marine Le Pen. Matteo Renzi, in particolare, ha cavalcato per diversi giorni il «macronismo» imperante, cercando di farsi passare come l'Emmanuel italiano. Chissà come avranno reagito in queste ore i tanti ammiratori italici del Presidente francese, dopo che quest'ultimo ha esplicitamente scaricato la responsabilità della gestione della crisi migratoria sulle spalle, già sovraccariche, del Belpaese.
L'europeista che difende l'interesse nazionale
Non era lui l'europeista, l'uomo della nuova Ue, l'outsider che avrebbe riportato il Vecchio Continente al progetto dei padri fondatori, un progetto basato innanzitutto sulla solidarietà? In questa circostanza, la risposta a questa domanda pare lampante. Il Macron che criticava il «nazionalismo» e l'»isolazionismo» predicato dal Front National sbatte la porta in faccia ai vicini italiani in nome dell'interesse nazionale.
La mossa su Fincantieri
Macron non ha rivelato il suo vero volto soltanto nella gestione della crisi migratoria: perché ha anche chiesto di rivedere l'accordo che consente a Fincantieri di salire nel capitale di Stx, con un'altra coltellata alle spalle dei colleghi d'oltralpe. Come interpretare queste mosse? Il noto storico ed economista Giulio Sapelli non è affatto stupito dal comportamento della nuova icona della sinistra italiana. «Macron si sta comportando com’era prevedibile che facesse – dice a Formiche.net -. Lui è un abile automa». E chi da sinistra tanto lo ha sostenuto nelle scorse settimane non sa di cosa parla. «Io mi sono abbonato alla sua newsletter e ho capito che Macron non è un uomo di centrodestra ma di destra, della destra gollista. Ecco perché va d’accordo con Donald Trump. I centristi italiani devono leggere di più».
Asse Macron-Trump
Una stoccata a Matteo Renzi e alla sua «sinistra», già accusata dai transfughi del Pd di non essere «sinistra». Per Sapelli, il nuovo inquilino dell’Eliseo «è stato designato dallo Stato francese per riaprire la lotta con la Germania per la supremazia, com’è nella loro storia: sono destinati a unirsi per poi combattersi sempre. Si mettono d’accordo su come governare l’Europa per poi lottare in modo da avere maggiori poteri nell’Ue». Strappare l'egemonia ad Angela Merkel, dunque, sarebbe il principale obiettivo del nuovo capo dell'Eliseo, anche rinsaldando «i legami con gli Stati Uniti, non a caso Trump andrà alla Bastiglia il 14 luglio. Un’altra strada per indebolire la Germania e assurgere a campione europeo», sostiene lo storico. E che l’asse con Washington si stia rinsaldando lo dimostra l’ultima «ondata di migranti dietro cui ci sono Francia e Stati Uniti: come si spiegano 40 mila-50 mila persone che arrivano in tre giorni? Già Barack Obama del resto lo aveva lasciato presagire».
Macron in Francia, Letta e Prodi in Italia
Quanto all'Italia, secondo Sapelli «Il governo italiano in questa partita geo-strategica non si sta comportando male. Il punto è che Paolo Gentiloni è isolato e l’economia non lo supporta: il nostro Paese è in scacco. Certo, la Francia muove all’attacco dell’Italia e il ritorno in pista di Romano Prodi ne è una conferma». Lo studioso prosegue: «Nel frattempo Enrico Letta è Oltralpe, dove si sta preparando per tornare a governare l’Italia». E conclude: «Non mi stupisco: Prodi è il missus dominicus a Roma per conto della Francia e della Cina, Jacques Attali (che si vanta di aver scoperto Macron, ndr) è rappresentante dell’asse franco-cinese».
Futuro
Cosa aspettarsi dal futuro? Il professore della Statale di Milano prevede «un conflitto sempre più forte a livello diplomatico che si sposterà in Africa dove la presenza francese è forte e dove si può ancora fare la guerra, come accaduto in Medio Oriente». Quanto alla Siria, Sapelli commenta icasticamente: «Non appena si metteranno d’accordo sulle quote di ricostruzione, la guerra finirà».
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