Siria, pioggia di missili Usa contro base aerea. L'ira di Putin: stop cooperazione con Usa
Cinquantanove missili americani sono stati sulla base aerea siriana da cui Washington ritiene sia partito martedì scorso l'attacco chimico sulla cittadina di Khan Sheikun
MOSCA - Cinquantanove missili americani sulla base aerea siriana da cui Washington ritiene sia partito martedì scorso l'attacco chimico sulla cittadina di Khan Sheikun, sfociato nella morte di oltre ottanta civili, compresi molti bambini. Dopo aver lasciato trapelare ieri sera l'imminenza di un'azione militare, Donald Trump nelle vesti di Commander in Chief ha ordinato l'azione che segna una svolta nella politica americana in Siria e in tutto il Medio oriente. E traccia una drammatica linea di divisione, al limite della definitiva rottura, con la Russia di Vladimir Putin.
Incerto il bilancio delle vittime
Ancora incerto il bilancio delle vittime: secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, ci sono "decine" di morti e feriti tra i militari della base, che «è considerata la seconda più grande base aerea della Siria e dove si trovano velivoli Sukhoi-22, Sukhoi-24 e MiG-23». La Difesa siriana parla per ora di sei morti. Per il governatore della provincia di Homs ci sarebbero anche vittime civili nell'attacco lanciato da due cacciatorpedinieri Usa posizionati nella parte orientale del Mediterraneo, quando in Italia erano le 2.40 della notte.
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Putin furioso
Furiosa la prima reazione del Cremlino. Gli Usa hanno sferrato un attacco «a uno Stato sovrano, che costituisce una violazione delle norme del diritto internazionale, per giunta pianificato», ha dichiarato Dmitri Peskov, portavoce del presidente Vladimir Putin. "Questa mossa da parte di Washington provoca un sostanziale danno alle relazioni russo-americane, che sono già ridotte a brandelli", ha aggiunto il portavoce, secondo cui Putin, nell'attacco americano, vede anche «un tentativo di distogliere l'attenzione della Comunità internazionale dalle numerose vittime tra la popolazione civile in Iraq».
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L'«errore» degli Usa a Mosul (e nessuno si è indignato)
Il riferimento è al recente bombardamento da parte della coalizione a guida Usa su Mosul, che ha causato una strage di civili. L'esercito di Bashar al Assad, ha ribadito il Cremlino, «non dispone di scorte di armi chimiche» e «la distruzione di tutte le scorte di armi chimiche delle forze armate siriane è stata certificata» dagli specialisti dell'Onu. Ma soprattutto, ha detto Peskov, Mosca ritiene che «ignorare totalmente il fatto che i terroristi (le formazioni islamiste che combattono contro Assad, ndr) usano armi chimiche peggiori notevolmente la situazione». Parole che archiviano la prospettiva di un miglioramento dei rapporti tra Cremlino e Casa Bianca.
Linee rosse
Trump, che ieri ha parlato di «molte linee rosse» oltrepassate da Assad, annunciando l'attacco ha citato i bambini morti nel bombardamento chimico presso Idlib. «Bambini bellissimi, uccisi brutalmente. Nessun figlio di Dio dovrebbe soffrire un simile orrore», ha detto il presidente Usa, spiegando che «prevenire e impedire la diffusione o l'uso di armi chimiche letali è nell'interesse vitale per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti». Trump - che ha chiamato «il mondo a unirsi per porre fine alla piaga del terrorismo» - ha sottolineato che Assad «ha ignorato gli avvertimenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu» e che «sono indiscutibili le responsabilità della Siria nell'uso delle armi chimiche».
Plauso internazionale
La decisione americana ha ricevuto l'immediato plauso di Gran Bretagna, Israele, e naturalmente Turchia e Arabia Saudita. Netta invece la condanna da parte dell'Iran, che ha denunciato «un atto unilaterale», mentre la Cina ha invitato gli Stati uniti a evitare «qualsiasi ulteriore deterioramento» della situazione in Siria.
Ue informata
L'Unione europea era stata informata della probabilità di un'imminente svolta degli Stati Uniti, ha reso noto da parte sua l'Alto rappresentante per la politica estera dell'Ue, Federica Mogherini, che ha seguito durante la notte gli eventi con i servizi diplomatici dell'Ue al lavoro. Mogherini «ha ricevuto nella notte tra le altre la chiamata del presidente del consiglio Paolo Gentiloni ed è in contatto con Usa e Onu», ha riferito una portavoce a Bruxelles.
Fallimento dell'Onu
Alle Nazioni Unite, nelle ore prima dell'azione militare ordinata da Trump, si cercava una versione di compromesso per una risoluzione sull'attacco chimico di martedì che l'Occidente ritiene opera del regime di Bashar Al Assad, mentre la Russia continua a sostenere il contrario. Non c'è stato un voto perchè non c'era l'accordo necessario. Poi è arrivata la notizia dei missili Usa sulla Siria.
Mosca: stop alla cooperazione con Usa
Dopo l'attacco Usa sulla base siriana, la Russia ha annunciato la sospensione dell'accordo con gli americani per la prevenzione degli incidenti e la sicurezza nello spazio aereo siriano. Lo ha reso noto il ministero degli Esteri da Mosca. «Chiediamo al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di tenere una riunione di emergenza per discutere la situazione attuale» ha fatto sapere il ministero degli Esteri in un comunicato.
La richiesta della Turchia
La Turchia, invece, ha chiesto oggi l'istituzione di una «no-fly zone» sulla Siria. «Al fine d'impedire che attacchi simili accadano ancora, è necessario istituire una no-fly zone e creare zone di sicurezza in Siria senza ulteriori indugi», ha detto portavoce del presidente Recep Tayyip Erdogan, Ibrahim Kalin, in un comunicato.
Base evacuata
L'esercito siriano avrebbe evacuato la base aerea di Homs prima dell'arrivo della pioggia di missili lanciati dagli Stati Uniti in risposta all'attacco chimico di martedì scorso sulla cittadina di Khan Sheikun, sfociato nella morte di oltre ottanta civili, compresi molti bambini. Lo riferiscono media libanesi ed iraniani. Stando a «informazioni apprese» dalla tv satellitare libanese al Mayadeen «il comando militare siriano ha evacuato la maggior parte dei suoi aerei dalla base di al Shayrat prima dell'aggressione americana, trasferendoli in una base militare sicura». La stessa emittente vicina alle milizie sciite Hezbollah, alleate con il regime del presidente Bashar al Assad, ha aggiunto che «un numero di velivoli è stato comunque colpito». Dopo aver lasciato trapelare ieri sera l'imminenza di un'azione militare, Donald Trump nelle vesti di Commander in Chief ha ordinato l'attacco missilistico che segna una svolta nella politica americana in Siria e in tutto il Medio oriente. E traccia una drammatica linea di divisione, al limite della definitiva rottura, con la Russia di Vladimir Putin.
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