19 marzo 2024
Aggiornato 04:30
La pace in Ucraina sempre più lontana

La guerra commerciale con cui l'Ucraina manda a monte gli accordi di Minsk, nel silenzio dell'Europa

Il presidente ucraino, su pressione dei nazionalisti, ha deciso di interrompere tutti i rapporti commerciali con Russia e Ucraina dell'Est. Dichiarando indirettamente falliti gli accordi di Minsk

KIEV – Quando si parla della crisi ucraina si usa spesso l'espressione «guerra ibrida». La definizione non potrebbe essere più calzante. Perché quel conflitto che dura da più di tre anni, e che ormai non interessa (quasi) più a nessuno, non è mai cessato del tutto, nemmeno a seguito dei vari tentativi di proclamare un cessate il fuoco. Si parla per questo di conflitto «a bassa intensità», peraltro perseguito non solo con le armi, ma anche su altri campi di battaglia.

Guerra anche commerciale
Uno di questi è il mercato. Perché il Governo ucraino ha tagliato tutti i rapporti commerciali con la Russia e i territori dell’Ucraina orientale controllati dai separatisti filorussi, concedendo soltanto l'accesso degli aiuti umanitari all’area orientale del Paese, dove le condizioni di vita sono nettamente peggiorate. Una decisione presa dal presidente Petro Poroshenko, su pressione dell'ala nazionalista, approfittando della inaspettata prudenza che l'amministrazione Trump sta dimostrando verso questo dossier.

L'indecisione Usa
Più che prudenza, si potrebbe parlare di indecisione. Perché, se prima di insediarsi alla Casa Bianca, il tycoon non aveva fatto mistero di voler andare nella direzione di un reset con la Russia anche attraverso un riconoscimento della sua sovranità sulla Crimea, in seguito la sua posizione in materia si è fatta decisamente più nebulosa. Dopo le dimissioni di Michael Flynn, accusato di legami con Mosca, il portavoce della Casa Bianca ha infatti chiarito: «Il presidente Trump ha fatto sapere molto chiaramente che si aspetta dalla Russia la restituzione della Crimea all'Ucraina e la riduzione delle violenze». Salvo poi aggiungere: «Allo stesso tempo, si aspetta fortemente e desidera andare d'accordo con la Russia». Intanto, il titolare della Difesa James Mattis ribadiva il ruolo fondamentale della Nato, che in campagna elettorale Trump aveva definito «obsoleta».

La pace si allontana
Un'indecisione che Kiev, molto preoccupata dal cambio di guardia a Washington, deve aver deciso di sfruttare. Anche a costo di affossare ancora di più il destino già incerto degli accordi di Minsk, che avrebbero dovuto riportare la pace. Un obiettivo che non sembra in alcun modo essersi avvicinato negli ultimi due anni. Tutt'altro: i combattimenti non sono cessati mai davvero. E di certo, la decisione di interrompere anche i rapporti commerciali allontana ulteriormente la prospettiva.

La guerra delle banche
Anche a livello bancario la tensione si fa sentire. Di recente, a Kiev alcuni manifestanti hanno chiesto la chiusura degli istituti bancari russi nel Paese, in particolare di Sberbank, il principale istituto bancario russo controllato dal Cremlino, che ha annunciato di voler estendere i propri servizi anche ai cittadini con passaporto delle repubbliche autoproclamate di Donetsk e Lugansk. Il tutto, a seguito della recente decisione di Vladimir Putin, fortemente contestata da Kiev, di riconoscere passaporti, documenti d'identità, targhe dei veicoli e altri documenti ufficiali rilasciati dalle autorità di Dontetsk e Lugansk.

LEGGI ANCHE La guerra tra Russia e Ucraina passa anche dalle banche

Alta tensione
La tensione, insomma, si fa sentire. I nazionalisti ucraini hanno bloccato i treni provenienti dall’Ucraina orientale, hanno colpito le banche russe di Kiev, e, tra i propri seguaci, vantano alcuni membri del Parlamento tra cui Semen Semenchenko, uno dei fondatori del battaglione Donbass e deputato del partito Samopomish. L'impressione è che il governo di Kiev stia sempre più perdendo il polso della situazione, ritrovandosi ostaggio dei nazionalisti.

LEGGI ANCHE Tollerante con l'Ucraina, tiranna con la Grecia: i due volti di Bruxelles 

Il silenzio degli Usa
Di fronte a una crisi che sembra destinata a incancrenirsi, la diplomazia occidentale fino ad ora ha mostrato tutta la sua impotenza. Il cambio di guardia a Washington era atteso da alcuni come un evento capace di sbloccare la situazione, ma per ora le speranze rimangono modeste. Non una parola è stata spesa dagli Usa a proposito del blocco commerciale, che anzi qualcuno sostiene sia tollerato dagli americani. Non a caso, solo qualche settimana fa, l’ambasciatrice statunitense Nikki R. Haley ha annunciato che gli States avrebbero continuato a sostenere l’Ucraina contro la Russia. Del resto, gli apparati mostrano un'indubbia resistenza di fronte al progetto originario di Trump.

Il silenzio dell'Ue
Oltre al silenzio americano, colpisce quello europeo. L'Ue tace, mentre il blocco commerciale non fa che allontanare ulteriormente la pace e dichiarare indirettamente il fallimento di Minsk. Se non si tratta in alcun modo, non rimane che combattere. Ma Bruxelles si volta dall'altra parte.