28 agosto 2025
Aggiornato 00:30
La Cancelliera chiarisce l'equivoco sulle «due velocità»

La Merkel ci ripensa: «L'Eurozona deve essere coesa». Come volevasi dimostrare

Dopo il suo incontro con Mario Draghi, la Cancelliera chiarisce l'equivoco: le «due velocità» di cui ha parlato giorni fa si riferivano all'Ue nel suo complesso, non all'Eurozona. Che deve continuare a marciare compatta come vuole Berlino

BERLINO - Angela Merkel ci ripensa. O meglio, chiarisce il vero senso di quella espressione che, giorni fa, ha fatto credere per qualche istante che la Cancelliera, di fronte al cataclisma in avvicinamento che minaccia di inghiottire l'Ue, avesse aperto all'idea di un'Europa a due velocità monetarie. Per carità: non che la proposta delle due velocità dell'Eurozona sarebbe stata in ogni caso risolutiva. Anche perché, come si dice, è una soluzione un po' datata, che fu di estrema attualità nell'apice della crisi greca, e poi liquidata dai «piani alti» perché ritenuta contraria al mantra del «più integrazione».

L'equivoco
A noi del Diario, sul fatto che le due velocità della Merkel si riferissero all'euro, qualche dubbio era sopraggiunto: non è che - ci eravamo chiesti - la Cancelliera che sempre ha difeso prima di tutto gli interessi della Germania, in realtà, intendesse altro? Perché di «due velocità» si parlava anche mentre Bruxelles e Londra erano impegnate a scongiurare la Brexit, e il senso era profondamente diverso: un'eurozona sempre più integrata a livello economico, e più flessibilità, su varie questioni, per gli altri, quelli che, in quel caso Londra, vedevano più vicina e realizzabile la rottura con l'Ue.

Leggi anche «La Merkel e l'Europa a due velocità. La «folgorazione» prima dell'Apocalisse»

Il chiarimento della Merkel: l'eurozona deve essere sempre più coesa
Dopo il suo incontro con il presidente della Bce Mario Draghi, Merkel ha fugato ogni dubbio: l'unità dell'eurozona non è in discussione. «Vorrei sgombrare il campo - ha detto - su un equivoco sorto sull’Europa a diverse velocità. Esiste già, perché ad esempio non tutti i Paesi della Comunità Europea aderiscono all’euro. Ma non è vero che ho parlato di velocità diverse riguardo all’Eurozona, anzi l’area dell’euro deve essere coesa e continuare a sostenere tutti i progetti varati assieme come il fondo salva-Stati. Invece - ha continuato - si può, all’interno della Ue, avere settori dove può esistere una cooperazione rafforzata, come ha proposto di recente la Danimarca sulla giustizia. Tuttavia, questi progetti devono essere aperti a tutti, non è fattibile che tre Stati si siedano, decidano e vadano avanti da soli, lasciando gli altri fuori»

Con la Bce la tensione si allenta?
Sullo sfondo di questa precisazione, l'incontro con il numero uno della Bce Mario Draghi, con cui i toni sembrano essersi rasserenati dopo le tensioni delle scorse settimane, perlomeno in apparenza. Lo dimostrerebbe la dichiarazione del ministro delle Finanze Wolfgang Schauble, secondo cui «è un’arte preparare e pianificare un’uscita da una politica monetaria straordinaria in modo da prevenire grandi distorsioni». Schauble ha eloquentemente aggiunto: «Sono felice che la Bce tenti di adottare una politica monetaria prudente e attentamente bilanciata». Toni smorzati, insomma, anche a giudicare dalle affermazioni più concilianti del presidente della Bundesbank Jens Weidmann, che, a differenza che in passato, ha spiegato che è troppo presto perché la Bce possa pensare a ridimensionare lo stimolo monetario anche perché l’inflazione, che pure ha raggiunto l’1,9% in Germania, è legata soprattutto ai prezzi del petrolio. 

La soluzione di Berlino? Geometria variabile
Un'apparente maggiore compattezza, insomma, che giunge (non casualmente) dopo gli attacchi di Trump e dei suoi uomini alla Germania e al suo ruolo nell'Ue. Senza contare, ovviamente, la profezia di Ted Malloch, che il tycoon vorrebbe ambasciatore Usa in Europa, sulla fine dell'euro nel 2018. Profezia spaventosa per Berlino, che pure, a quanto pare, rimane stoicamente ferma sulle sue posizioni. Per ora, si discute delle modalità per inserire nei Trattati di Roma, di cui presto si celebrerà il 60esimo anniversario, un riferimento al concetto di «geometria variabile».

Un palliativo
Di certo, non sarà quella formula a poter allontanare lo spettro dell'Apocalisse. Perché i problemi dell'Ue sono strutturali, e derivano in gran parte da un'unione monetaria priva di responsabilità collettiva e istituzioni adeguate che – sempre più economisti lo ammettono – così com'è, «alla tedesca», non funziona e non funzionerà. Tutto il resto è un palliativo. A rendere drammaticamente evidente questo misfuzionamento, la situazione di Atene, ficcata da anni in un tunnel senza uscita, per la quale non a caso si ventila nuovamente una Grexit. E se la via sarà quella di imporre «più integrazione» (alla tedesca) per l'Eurozona, e geometrie variabili sul resto, è probabile che la ricetta non farà altro che accelerare l'inizio della fine.