28 marzo 2024
Aggiornato 13:00
Dopo l'opposizione della Vallonia belga

Ceta, psicodramma finito: domani si firma (purtroppo per noi)

Dopo settimane di impasse a causa dell'opposizione della regione belga della Vallonia, l'Ue e il Canada l'hanno avuta vinta: il Ceta sarà firmato domani

Un cartello di protesta contro il Ceta, il trattato commerciale tra Europa e Canada.
Un cartello di protesta contro il Ceta, il trattato commerciale tra Europa e Canada. Foto: Shutterstock

BRUXELLES - L'Unione europea e il Canada firmeranno domani a Bruxelles il loro accordo di libero scambio (CETA), mettendo fine a uno psicodramma che ha tenuto con il fiato sospeso le due rive dell'Atlantico per due settimane, durante le quali la regione belga della Vallonia è riuscita a bloccare la sigla.

L'esultanza dei canadesi
«Missione compiuta! Mi sono appena messo d'accordo con il premier canadese Justin Trudeau per tenere un vertice UE-Canada domenica» ha twittato ieri poco prima di mezzanotte il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk, ottenuto il via libera dei 28 Stati membri. Il vertice inizierà alle 10,30 a Bruxelles per una cerimonia di firma in programma per mezzogiorno, ha annunciato su Twitter il portavoce Preben Aamann. La firma del Ceta è «una notizia eccellente», si è felicitato il premier canadese Justin Trudeau, che domani sarà nella capitale belga. «E' un segnale positivo in un mondo incerto» ha detto Trudeau in una telefonata con Tusk, secondo una fonte europea. Il Ceta è «un accordo moderno e progressista, che apre la porta a nuove opportunità, proteggendo nel contempo importanti interessi» ha detto Robert Fico, premier della Slovacchia, presidente di turno della Ue.

L'opposizione della Vallonia
La chiusura del Ceta è stata paralizzata dalla diatriba interna al Belgio, Paese nei quale vari parlamenti regionali, primo tra tutti quello vallone, restano ferocemente contrari al trattato (LEGGI ANCHE «Perché la Vallonia ha bloccato il Ceta, e perché è bene così»). Ci sono voluti negoziati a oltranza perchè anche i parlamenti più recalcitranti venerdì acconsentissero a dare il via libera, consentendo al governo federale di uscire dall'impasse. Una volta firmato, il trattato andrà ratificato dall'Europarlamento. A quel punto verrà applicato in via provvisoria e parziale in attesa del via libera dei singoli parlamenti dei Paesi Ue, procedura che potrebbe durare anni. Il CETA «abolirà più del 99% dei diritti doganali che pesano oggi sugli scambi commerciali tra Ue e Canada» ha detto il Consiglio Ue. «Fissa standard elevati per la protezione dei consumatori, dell'ambiente e dei lavoratori». Gli oppositori belgi hanno ottenuto che vi fosse aggiunta, tra le oltre trenta dichiarazioni degli Stati membri, anche una «dichiarazione del regno del Belgio» che sottolinea la protezione del modello sociale e ambientale europeo.

Apriporta per le multinazionali
D'altra parte, in molti sono convinti che, esattamente come il suo fratello maggiore TTIP, ad oggi in stand-by, il Ceta finirà per fare gli interessi delle multinazionali a danno delle imprese medie e piccole, e abbasserà notevolmente gli standard di sicurezza ambientale (LEGGI ANCHE «Non solo Ttip. Ecco come (nel silenzio generale) anche il Ceta minaccia il mercato europeo»). L'ong Greenpeace ha già da tempo espresso il sospetto che «il CETA potrebbe fungere da apriporta per le multinazionali e permettere loro di sfidare le norme Ue in tutti i settori, da quelle sul cibo a quelle sulla salute pubblica».

Dopo l'opposizione della Vallonia
Il trattato avrebbe dovuto essere firmato giovedì a Bruxelles alla presenza di Trudeau, ma il vertice è stato annullato all'ultimo minuto in assenza di un'intesa in Belgio. Dotata degli stessi poteri di un Parlamento nazionale, l'assemblea vallone da mesi esprimeva riserve sul trattato, riserve che fino a inizio ottobre nè il premier liberale belga Charles Michel, nè le istituzioni europee nè il Canada avevano preso sul serio. Nonostante le forti pressioni, i valloni hanno tenuto testa a una Ue già indebolita dalla Brexit, minacciando di farla precipitare in una nuova crisi. Secondo Michel il trattato non è stato cambiato «di una virgola», secondo il presidente del parlamento vallone Paul Magnette è stato «emendato» in più punti.