18 agosto 2025
Aggiornato 21:30
Da Tartus al Mediterraneo

La nuova politica di potenza di Putin: dalla Siria all'Egitto nuove basi militari

E' innegabile: la Russia assume sempre di più le sembianze di una potenza internazionale. Come dimostra l'accentuata presenza militare in Medio Oriente e nel Mediterraneo.

MOSCA - E' innegabile: la Russia assume sempre di più le sembianze di una potenza internazionale, specialmente in Medio Oriente. A confermarlo, la notizia che non ci sarà solo una flotta aerea russa dislocata in maniera permanente a Latakia, in Siria. Ci sarà anche una grande base russa navale permanente a Tartus, nel noto porto siriano. Ma non è finita: perché, più in generale, si andrà sempre più verso un incremento della presenza di Mosca Mediterraneo e in Medio Oriente, tra le altre cose con l'opportunità di affittare una base in Egitto.

Presenza missilistica
I piani appaiono decisamente vasti. Confermata anche la presenza di sistemi missilistici antiaerei S-300 e S-400 in Siria, a protezione delle basi militari russe, secondo le parole del vice ministro russo della Difesa Nikolai Pankov. «Naturalmente, lo scopo principale è senza dubbio mettere un'arma formidabile a difesa delle nostre basi". 

Il riposizionamento di Mosca
Novità e conferme, dunque. Ma la notizia è importante, perché dà l'idea del progressivo riposizionamento sullo scacchiere geopolitico globale della Russia di Vladimir Putin. Allo stato attuale, la presenza militare russa rispetto ai tempi dell'Urss è limitata ad una dozzina di basi all'estero, concentrate nello spazio ex sovietico: oltre al Vietnam, ci sono Abkhazia e l'Ossezia del Sud (autoproclamtesi indipendenti dalla Georgia dopo la guerra del 2008), Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, repubblica autoproclamata di Transnistria e Siria. Ma, come si vede, c'è un progresso in corso. Perché si aggiungerà l'accresciuta e stabilizzata presenza in Siria nonché una possibile base in Egitto entro il 2019.

Altri negoziati
Senza contare, poi, i negoziati che Mosca ha tenuto o sta tenendo negoziati con Stati quali Venezuela, Nicaragua, Seychelles e Singapore. Si parla dell'installazione di basi militari per l'ingresso di navi da guerra russe nei porti di questi Paesi, e della capacità di rifornire con carburante l'aviazione strategica. Ma nei piani russi figura anche un ritorno militare a Cuba. 

La centralità di Tartus
La base permanente a Tartus, in questo panorama, ricopre un ruolo centrale. Perché, se anche non è un'assoluta novità, il suo ruolo sarà decisamente rafforzato. Prima dell'inizio dei raid russi in Siria, il porto di Tartus è stato solo un punto di riparazione e rifornimento nel Mediterraneo per la Marina, per le navi da guerra della Russia di ritorno verso la Crimea (la base del Mar Nero) attraverso gli stretti turchi. Tartus ospita peraltro un impianto di fornitura e manutenzione navale di epoca sovietica, nell'ambito di un accordo che risale al 1971 tra Mosca e la Siria baathista. Più di recente, la struttura comprende un laboratorio, in grado di fornire manutenzione tecnica a navi da guerra russe schierate nel Mediterraneo.

Il potenziamento della presenza russa in Siria
Ma se Tartus ha potuto sinora ospitare quattro navi di medie dimensioni, oggi, in base alle dichiarazioni di Pankov, la base sarà in grado di accogliere le navi da guerra più grandi della Marina russa. Fino ad ora, invece, non poteva contenere gli incrociatori di classe Slava e Kirov, né tantomeno una portaerei 305 metri di classe Kuznetsov. Tutto ciò, in aggiunta alle rilevanti capacità di difesa antimissile su territorio siriano e al largo di Tartus che saranno confermate. Ma sul tavolo c'è anche un accordo tra Russia e Siria per la distribuzione a tempo indeterminato di un gruppo di forze aeree russe sul territorio del Paese mediorientale. La questione sarà discussa a breve dal Consiglio della Federazione. Venerdì, la commissione affari internazionali della Duma (camera bassa) ha chiesto di ratificare l'accordo. 

Le 5 ragioni della necessità di Tartus
Secondo gli esperti, la base permanente di Tartus è una necessità dettata da cinque ragioni: la protezione degli interessi nazionali russi, la neutralizzazione delle minacce, il rafforzamento della posizione di Mosca in Medio Oriente, l'implementamento della difesa e della politica estera, nonché l'opportunità di fornire assistenza tecnologica e logistica alle forze navali schierate nel Mediterraneo. Ma, più in generale, è chiaro che la mossa di Putin vada inquadrata in una politica di potenza sempre più decisiva perpetrata a livello internazionale. Specialmente nell'aera mediorientale, fino a un anno fa appannaggio dell'Occidente, dove Mosca è tornata in grande stile poco più di 12 mesi fa. 

L'importanza strategica di una base in Egitto
Sotto questo punto di vista, la base egiziana prevista per il 2019 ricoprirà un valore strategico non indifferente. Perché sarà collocata a pochi chilometri dal Mediterraneo e, in particolare, dal confine con la Libia. In effetti, Mosca ha sempre cercato un'alternativa alla sola Tartus. Non a caso, nel 2014 una delegazione guidata dal ministro degli Esteri Sergei Lavrov aveva raggiunto il Cairo per sondare questa possibilità. «Vogliamo avere una presenza nel Mediterraneo perché è importante per la Russia capire ciò che succede lì e per accrescere la nostra posizione», aveva dichiarato in quella occasione Lavrov. Un obiettivo che Mosca sta continuando a perseguire, e con successo.