Il record di Obama: mai così tante armi all'Arabia Saudita in 71 anni
Nel quadro di due mandati in generale fallimentari, su una cosa Barack Obama ha superato le aspettative. Ma non è affatto un record di cui andare fieri
WASHINGTON - Mancano ormai soltanto due mesi all'evento dell'anno, quando, cioè, gli Stati Uniti saranno chiamati a decidere quale sarà il loro prossimo Presidente tra Hillary Clinton e Donald Trump. E per Barack Obama è il periodo che gli americani chiamano dell'«anatra zoppa»: quando, cioè, il mandato presidenziale è ormai in scadenza, non rimane che guardare con onestà a quanto realizzato fino qui e, per così dire, chiudere bottega. Quel che è fatto è fatto, insomma: semmai, si può tracciare un bilancio.
Il record di Obama
Noi, un bilancio degli ultimi otto anni l'abbiamo già fatto: per certi versi impietoso, e in buona sostanza negativo, soprattutto tenute presenti le grandi aspettative che il primo Presidente nero aveva suscitato in campagna elettorale. Ma un punto non l'abbiamo ancora esplicitamente trattato: e riguarda un record (forse l'unico) battuto dall'amministrazione Obama. Un record che non può che confermare il giudizio fino ad ora espresso: perché riguarda la vendita di armi all'Arabia Saudita. Secondo un rapporto del Centro per la Politica Internazionale, infatti, durante l’amministrazione Obama gli Stati Uniti hanno venduto al controverso alleato mediorientale armi per un ammontare superiore a 115 miliardi di dollari. Una cifra mai toccata negli ultimi 71 anni, neppure sotto la guida di Presidenti apparentemente molto più guerrafondai di Obama: non da ultimo George W. Bush.
Riad non si fa mancare niente
Secondo il report, negli ultimi 8 anni sono stati firmati 42 accordi tra Washington e Riad, ma la maggior parte dell’equipaggiamento deve ancora essere consegnato: questo, dunque, cementificherà le relazioni tra le due potenze ancora per molti anni a venire. In pratica, gli Stati Uniti, a partire dal 2009, hanno coperto l’intero spettro dell’equipaggiamento militare richiesto dai sauditi, dalle armi leggere alle munizioni, dall’artiglieria fino a veicoli corazzati, elicotteri da combattimento, bombe, missili aria terra, sistemi di difesa missilistica, navi da combattimento. Insomma, grazie alla disponibilità dell’alleato statunitense, Riad non si è fatta mancare proprio niente.
Washington, Riad e la guerra in Yemen
Gli Stati Uniti,però, non hanno fornito ai sauditi solo armi, ma anche servizi di assistenza e addestramento alle loro forze militari (anche qui per un ammontare di miliardi di dollari).Ad esempio, la Vinnell Arabia, una divisione della Northrop Grumman (compagnia leader nella «sicurezza globale»), ha addestrato ed equipaggiato la Guardia Nazionale dell’Arabia Saudita (SANG), che, secondo l’International Institute for Strategic Studies, ha giocato un ruolo chiave nel supportare l’intervento saudita (illegittimo sotto il profilo del diritto internazionale) in Yemen. Stiamo parlando di quella guerra dimenticata che ha fatto più di 10.000 morti, più di 1 milione di sfollati, e minaccia la sicurezza di più di 21 milioni di esseri umani. Ovviamente, l’impegno della Vinnel ha fruttato il cospicuo gruzzoletto di 4 miliardi di dollari.
Forniture che finiscono in Yemen
Proprio a proposito della guerra yemenita, di recente ha fatto molto discutere l’offerta americana che riguarda la vendita di micidiali carri armati da combattimento M1A2 Abrams all’Arabia Saudita, che ha richiesto 153 pezzi. 20 dei quali, peraltro, esplicitamente destinati allo Yemen. La coalizione a guida saudita ha sempre negato di bombardare civili, accusando i ribelli houti sostenuti dall’Iran di piazzare di proposito target militari nelle aree più affollate. Ed è proprio in tale prospettiva che alcuni membri del Congresso hanno suggerito di imporre delle restrizioni nel trasferimento delle armi.
E con la Clinton le cose potrebbero peggiorare
La Control Arms, rete internazionale per il disarmo, ha già denunciato il mancato rispetto da parte di Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti del Trattato sulla vendita delle armi 2014, che vieta l’esportazione di equipaggiamento in aree dove i diritti umani sono a rischio. Questo non ha impedito all’amministrazione Obama di approvare, lo scorso mese, un pacchetto di armi da 1,15 miliardi di dollari per l’Arabia Saudita. Un trend che potrebbe addirittura rafforzarsi, qualora il prossimo inquilino della Casa Bianca rispondesse al nome di Hillary Clinton. Della cui «amicizia» tutta particolare con Riad, peraltro, abbiamo già avuto modo di parlare.
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