24 aprile 2024
Aggiornato 15:30
Un intervento congiunto all'Europarlamento dal forte simbolismo

Merkel e Hollande rilanciano l'Ue e rottamano il trattato di Dublino

Angela Merkel e François Hollande hanno oggi lanciato un appello all'unità, una rivendicazione di europeismo e un allarme rispetto al rischio di un ritorno ai confini nazionali

ROMA - Angela Merkel e François Hollande hanno oggi lanciato un appello all'unità, una rivendicazione di europeismo e un allarme rispetto al rischio di un ritorno ai confini nazionali. Lo hanno fatto di fronte all'Europarlamento a Strasburgo, in un intervento congiunto dall'alto valore simbolico, che ha avuto come principale tema la sfida dell'accoglienza dei profughi in arrivo dalla Siria e da altre zone di conflitto, con la leader tedesca che ha definito «superate» le regole sull'asilo stabilite con il Trattato di Dublino.

Sintonia tra Berlino e Parigi
Nel ricordare l'antica rivalità franco-tedesca, Merkel ha sottolineato la sintonia tra Berlino e Parigi sui temi europei, in una riproposizione di un asse franco-tedesco che è stato motore dell'Unione e che oggi, in un momento di basso consenso per le istituzioni di Bruxelles, punta a rilanciare l'idea di Europa unita. «Dopo secoli di odio tra i nostri Paesi, sono lieta che io e Hollande siamo qui a lavorare assieme per i nostri obiettivi», ha detto la cancelliera tedesca, mentre il presidente transalpino ascoltava.

Fine dell'Europa catastrofica
Poco prima l'inquilino dell'Eliseo aveva ammonito contro una «fine dell'Europa» e un «ritorno alle frontiere nazionali», se l'Europa non sarà in grado di affrontare le crisi unita. «Il dibattito non è tra meno Europa e più Europa. E' tra l'affermazione dell'Europa e la fine dell'Europa», ha ammonito Hollande. E in quest'ultimo caso, ci sarebbe «un ritorno alle frontiere nazionali, lo smantellamento delle politiche comuni, l'abbandono dell'euro». Citando l'ex presidente francese Françcois Mitterrand, ha ricordato che «il nazionalismo è la guerra». Un avvertimento «ancora valido», per lui.

Sfide immediate in Africa e Medio Oriente
La sfida immediata è quella dell'instabilità in Africa e in Medio Oriente, le cui guerre stanno producendo un'ondata di migranti. Un problema di cui l'Europa «ha tardato a comprendere» le conseguenze. Ma che oggi deve affrontare tenendo fede ai suoi valori, come ha spiegato Merkel. «Le persone che cercano di arrivare non pososono essere affrontate con l'isolamento e la chiusura», ha detto e il pensiero è andato alla barriera di filo spinato che l'Ungheria del primo ministro Viktor Orban ha innalzato al confine con la Serbia per impedire il passaggio dei migranti.

Nodo migranti
La cancelliera tedesca ha ricordato che la storia europea, le sue antiche guerre, hanno fatto sì che il Vecchio Continente sia stato più a lungo «un punto di partenza, non di arrivo» per chi fugge dalla guerra. Oggi invece »è una regione che fa sognare le persone». Per questo «dobbiamo essere consapevoli della nostra responsabilità, impegnarci di più». Anche perché l'afflusso di migranti presenta "opportunità socio-economiche» che sono «maggiori dei rischi». Ma l'Europa, per affrontare questa sfida, che è «una prova di verità storica» per la cancelliera tedesca, deve riformarsi e deve rivedere le sue procedura d'accoglienza dei profughi. Merkel ha ammesso che le regole per l'asilo stabilite dal Trattato di Dublino sono «superate». Erano state scritte con le migliori intenzioni, ma si sono dimostrate «non all'altezza delle sfide». Serve una procedura che «garantisca equità e solidarietà». Ed è possibile realizzarla solo con l'unità dei paesi Ue: solo assieme si potranno fare gli accordi di rimpatrio, solo insieme si potrà procedere alla selezione. Anche perché «le persone che arriva qui - ha sottolineato la cancelliera - devono essere trattate con dignità, non possono essere considerate una massa anonima, indipendente dal fatto che abbiano o meno la prospettiva di rimanere».

Prevenzione dei flussi
Per quanto riguarda invece le prospettive d'intervenire alla fonte, per prevenire che la gente scappi dalla Siria e dagli altri Paesi in conflitto per affrontare un pericoloso viaggio, Merkel ha detto che l'Europa deve dare «una nuova impostazione alla sua politica estera», deve aiutare la Turchia che «svolge un ruolo fondamentale e sta dando un contributo straordinario» nella crisi dei migranti, deve appoggiare lo sforzo dell'inviato Onu Bernardino Leon per un governo d'unità in Libia, Paese di partenza di molti profughi. Deve, insomma, mostrare quel «coraggio e quella coesione» che ha «sempre dimostrato di avere».

Coesione eurozona e crisi ucraina
L'Europa, aveva rivendicato Merkel all'inizio del suo discorso, «ha portato non meno, ma più benessere» e «più molteplicità, non meno». E ha saputo affrontare le crisi. Per esempio, quella del debito. «Abbiamo agito assieme e abbiamo garantito la coesione della zona euro», ha affermato la cancelliera. Ancora, «fortunatamente assieme», gli europei hanno affrontato la crisi ucraina e Merkel - protagonista con Hollande dei negoziati nel «formato Normandia» che hanno portato a una tregua tra Kiev e i filorussi - ha auspicato che il «cessate-il-fuoco venga rispettato». Oggi è necessario ancora una volta lavorare uniti. «Con intelligenza e senso della misura», ha concluso Merkel, citando il suo predecessore Helmut Kohl, che è stato promotore dell'unità tedesca (mentre all'Eliseo, citato da Hollande, c'era Mitterrand, che era contrario), ma anche il suo mentore.

(con fonte Askanews)