28 marzo 2024
Aggiornato 11:30
Ascesa di principe Mohammed, nemico giurato di jihadisti e sciiti

Rivoluzione ai vertici sauditi... e negli equilibri della regione?

Quattro mesi dopo la sua ascesa al trono, il re saudita Salman ha compiuto una vera e propria rivoluzione ai vertici del regno: sale alla ribalta infatti un principe noto per la sua lotta contro i jihadisti, ma anche per la sua contrarietà alle riforme avviate dall'ex sovrano Abdullah.

RIAD (askanews) - Quattro mesi dopo la sua ascesa al trono, il re saudita Salman ha compiuto una vera e propria «rivoluzione» ai vertici del regno, destinata ad incidere sui futuri equilibri politici del Medio Oriente: sale alla ribalta infatti un principe noto per la sua lotta contro i jihadisti, ma anche per la sua contrarietà alle riforme avviate dall'ex sovrano Abdullah.

Salman ha sollevato dal loro incarico 18 esponenti del Paese
Oggi Salman ha sollevato dal loro incarico ben 18 esponenti di punta del Paese: un clamoroso cambio che segna la presa di controllo dei punti chiave del potere da parte della cosiddetta «terza generazione» di principi, tutti appartenenti o legati all'ala della famiglia reale nota come «al Sudyeiri». Si tratta dei sette figli del fondatore del regno Abdul Aziz al Saud nati dal matrimonio con Hussah bint Ahmed al Sudyeiri: un vero e proprio «super clan» che, secondo molti osservatori, sarebbe legato ai conservatori americani e restio a promuovere riforme democratiche ritenute «non compatibili» con una società musulmana.

Cambi ai vertici sauditi
L'attuale sovrano Salman, è uno dei sette fratelli «Sudyeiri»; gli altri sono i principi Turky, Abdul Rahman e Ahmed oltre i defunti Fahad, Nayef e Sultan. Oggi Salman ha sollevato dall'incarico il principe ereditario - il fratellastro Moqren bin Abdul Aziz bin Saud - e l'ha sostituito con il ministro dell'Interno Mohammed bin Nayef. Il sovrano ha inoltre nominato il figlio, Mohammed bin Salman, come secondo in linea per il trono lasciandogli anche la sua carica di ministro della Difesa. I due Mohammed fanno appunto parte della nuova generazione ed appartengono entrambi all'ala Sudyeiri.

La prima volta nella storia
«Abbiamo deciso di soddisfare il desiderio espresso da sua altezza di essere sollevato dalla posizione di principe della corona», è la spiegazione ufficiale della rimozione di Moqren. Tuttavia, è la prima volta nella storia del regno che viene «rimosso» un erede al trono designato. Una decisione senza precedenti se si pensa che «principe ereditario non può essere rimosso né sostituito in nessun caso e da nessuna autorità», come recita l'atto ufficiale della nomina fatta lo scorso 23 gennaio dopo un voto favorevole di due terzi dei membri di un'apposita consulta.

Nuovo principe ereditario il già Ministro dell'Interno
Moqren, 69 anni, è il più giovane figlio del defunto re Abdullah dalla sua moglie yemenita; a rimanere in un posto «delicato» è rimasto il fratello, principe Miteb, il quale ha mantenuto l' incarico di ministro della Guardia nazionale. Il 55enne Mohammed bin Nayef diventa così la seconda personalità del regno dopo suo zio Salman. E' ritenuto campione della lotta contro Al Qaida, che ha contribuito a indebolire nel regno; un'attivismo che gli è valso di essere il bersaglio di un fallito attacco suicida. E' cresciuto all'ombra di suo padre, il principe Nayef, dal quale, dopo la sua morte nel 2012 ha ereditato il ministero dell'Interno. Il suo curriculum comprende una formazione specializzata nella lotta al terrorismo prevista dalla CIA e conseguita in una scuola d'intelligence a Taif.

Spietata caccia ai jihadisti
E' nella veste di ministro dell'Interno che, tra il 2003 e il 2006, ha guidato una spietata caccia ai jihadisti di Al Qaeda neutralizzando di fatto la rete di Osama bin Laden. Non è un caso che il principe, il 28 agosto 2009, sia stato il bersaglio di un fallito attacco suicida, rivendicato proprio da al Qaida. Mohammed è l'unico membro della famiglia reale saudita ad essere stato preso di mira da un'attentato di Al Qaida. Martedì scorso, proprio il ministero guidato da Mohammed, ha annunciato l'arresto di 93 terroristi e lo smantellamento di diverse cellule dell'Isis che avevano pianificato attacchi, tra cui uno contro l'ambasciata americana a Riad. Mohammed, ha inoltre guidato la campagna aereo-navale lanciata all'inizio di questo mese da una coalizione araba guidata dal suo Paese contro i Houthi, le milizie sciite filo iraniane accusate di «golpe» contro il potere del presidente «legittimo», Abed Rabbo Mansour Hadi. Nemico giurato dei jihadisti sia di al Qaida che dell'Isis; feroce avversario dei gruppi sciiti nella penisola araba sia in Bahrain che nello Yemen. E' questo il profilo del nuovo «uomo forte» della ricca monarchia saudita. Mohammed, secondo molti media arabi, è anche la punta di diamante di una establishment legata ai «conservatori americani», i quali vedono di buon occhio il suo impegno contro il terrorismo di matrice islamista. A dare man forte a Mohammed a livello internazionale, ci sarà l'ambasciatore negli Usa Adel al Jubeir, nominato a ministro degli Esteri. Al Jubaeir, ha rimpiazzato dopo 40 anni il principe Saud al Faisal che «aveva chiesto di essere sollevato dall'incarico per le sue condizioni di salute».

Per il nuovo erede al trono democrazia e società musulmana sono incompatibili
Il nuovo erede al trono, così come il «clan» dei Sudyeiri, secondo alcuni media arabi, non vede di buon occhio le riforme avviate dal predecessore di suo zio, re Abdullah bin Abdul Aziz. Per i «Sudyeiri - come scrive oggi il quotidiano libanese Assafir - democrazia e società musulmana non sono compatibili». Con due conflitti regionali che vedono Teheran direttamente coinvolta come quelli in Yemen e in Siria tutt'ora in corso, e con l'approssimarsi della scadenza di un'accordo definitivo sul programma nucleare iraniano, non resta che aspettare le prossime mosse dela nuova leadership saudita. In gioco, infatti, ci sono i nuovi assetti politici e economici di una zona nevralgica per l'economia mondiale come il Medio Oriente.