26 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Tracciato avrebbe espropriato famiglie palestinesi e monasteri

Betlemme, l'Alta Corte israeliana ferma il muro del Cremisan

«Il Muro non passerà più a Cremisan. L'Alta Corte di Israele ha rigettato la richiesta del ministero della Difesa israeliana di costruire il muro nella Valle di Cremisan». Lo scrive il Sir, Servizio informazione religiosa, citando «fonti locali»

GERUSALEMME (askanews) - «Il Muro non passerà più a Cremisan. L'Alta Corte di Israele ha rigettato la richiesta del ministero della Difesa israeliana di costruire il muro nella Valle di Cremisan». Lo scrive il Sir, Servizio informazione religiosa, citando «fonti locali». «Il Triduo Pasquale è iniziato sotto i migliori auspici» dichiarano le fonti vicine al Patriarcato latino di Gerusalemme.
La costruzione di una parte del muro di separazione nella valle di Cremisan, nell'area di Betlemme, prevedeva il passaggio sulle terre agricole a rischio espropriazione di 58 famiglie del villaggio palestinese di Beit Jala. Nell'espropriazione sarebbero stati coinvolti anche due monasteri salesiani, uno di suore che gestiscono una scuola materna con 400 bambini cristiani e musulmani e l'altro di monaci produttori del vino di Cremisan. Contro l'edificazione del muro in questa zona si è sempre battuta la Chiesa cattolica locale per la quale questo pezzo di muro aveva il solo scopo di collegare gli insediamenti israeliani di Gilo e Har Gilo.

Grande vittoria legale
«Si tratta di una grande vittoria - spiega al Sir l'avvocato Raffoul Rofa, direttore della Society of St. Yves che opera in senso al Patriarcato latino di Gerusalemme e che ha seguito il caso giudiziario - la Corte ha rigettato la costruzione del muro secondo il percorso scelto dal ministero della Difesa di Israele. Questo, infatti, non avrebbe garantito l'integrità dei due monasteri salesiani, delle terre agricole che appartengono alle famiglie del villaggio di Beit Jala. Secondo la Corte andavano tenuti presenti i danni che la costruzione avrebbe potuto cagionare. Le nostre istanze sono state accettate. Oggi, dopo una battaglia cominciata nel 2006, possiamo parlare di grande vittoria legale». Con questa decisione, affermano le fonti palestinesi, la Corte ha riconosciuto che il Muro, nel suo tracciato previsto, era stato progettato per confiscare una vasta area di terre proprietà delle famiglie di Beit Jala.

Sì a costruzione 2.200 case palestinesi a Gerusalemme Est
Israele ha autorizzato la costruzione di 2.200 alloggi a Gerusalemme Est, il più grande progetto - secondo un'ong - di sviluppo di questo settore palestinese occupato e annesso.
Questo provvedimento potrebbe essere però virtuale, ha avvertito l'ong israeliana Ir Amim, che si batte per una suddivisione equa della Città Santa tra israeliani e palestinesi. Anche se gli abitanti del quartiere di al Sawahra sono ufficialmente autorizzati a costruire le loro abitazioni sui loro terreni, devono ancora presentare progetti per la cui approvazione sarebbero necessari degli «anni».
Secondo Ir Amim, il progetto annunciato dal comune (israeliano) di Gerusalemme Est è però il più importante piano di costruzione a Gerusalemme Est dall'inizio dell'occupazione nel 1967. Israele considera Gerusalemme «unificata» come la sua capitale «eterna», mentre i palestinesi vogliono fare di Gerusalemme Est la capitale dello stato cui aspirano. «E' un primo passo importante», l'opinione di Aviv Tatarsky, ricercatore in seno a Ir Amim, che denuncia la mancanza cruciale di infrastrutture pubbliche e private a Gerusalemme Est.