28 marzo 2024
Aggiornato 12:30
L'Ucraina strizza l'occhio al Turkmenistan

Putin festeggia la Crimea, Poroshenko cerca l'autonomia energetica

La Russia ha festeggiato il 16 marzo il primo anniversario del referendum che ha portato all'annessione della Crimea, e l'ha fatto in grande stile. Nel frattempo, in Ucraina, il presidente Petro Poroshenko è impegnato alla ricerca di soluzioni per risolvere il problema della dipendenza energetica dal Cremlino.

KIEV - La Russia ha festeggiato il 16 marzo il primo anniversario del referendum che ha portato all'annessione della Crimea, e l'ha fatto in grande stile. Nel frattempo, in Ucraina, il presidente Petro Poroshenko è impegnato alla ricerca di soluzioni per risolvere il problema della dipendenza energetica dal Cremlino.

LA STRATEGIA DI POROSHENKO È QUELLA DI GUARDARE AL TURKMENISTAN - Risolta un paio di giorni fa, almeno temporaneamente, la diatriba con l'oligarca Igor Kolomoisky per il controllo delle due società statali petrolifere Ukrnafta e Ukrtransnafta. Oggi il presidente si è dedicato all'eterno problema che già i suoi predecessori hanno affrontato con scarso successo, quello della diversificazione delle rotte energetiche con l'intenzione di ridurre la dipendenza dalla Russia. Così dopo l'incontro nella capitale ucraina con il vicepremier turkmeno Rashid Meredov, Poroshenko ha rilanciato l'idea di importare gas da Ashgabad, che già nel decennio passato si era affiancata a Mosca, seppure in minima parte, come fornitore. Sino al 2006, infatti, il Turkmenistan ha fornito all'Ucraina 36 miliardi di metri cubi di metano l'anno, in cambio di pagamenti sia in denaro che in merci. La strategia ucraina sul medio e lungo periodo, avviata prima sotto la presidenza di Viktor Yushchenko e poi anche di Viktor Yanukovich, è stata quella di tentare di emanciparsi dal giogo del Cremlino, sostituendo progressivamente l'import russo con quello da altri Paesi, dall'Asia centrale al Caucaso, passando anche per l'Europa. Yanukovich aveva addirittura puntato alla totale indipendenza attraverso lo sfruttamento del gas di scisto, siglando nel 2013 contratti miliardari con il gigante multinazionale Shell, andati però a rotoli con il conflitto nel Sud-Est.

MA IL VERO PROBLEMA RESTA IL NUCLEARE - Nel 2014 Kiev ha importato circa 5 miliardi di metri cubi di gas da Polonia, Slovacchia e Ungheria e 15 dalla Russia, considerando il blocco estivo durato da primavera ad autunno. Al di là del gas, però, la cui dipendenza da Mosca non può essere rimpiazzata sul breve periodo, il problemi di emancipazione per Kiev sono molto evidenti soprattutto sul nucleare, dove i legami con la Russia sono totali. L'atomo contribuisce per quasi la metà del fabbisogno elettrico del Paese e praticamente tutto il combustibile per i quindici reattori attivi in Ucraina, tutti di tecnologia russa, arriva da Mosca. Alternative non ce ne sono. Da questo punto di vista la strategia di diversificazione delle rotte del gas rilanciata da Poroshenko rappresenta solo una parte marginale degli sforzi ucraini per staccarsi veramente dalla Russia e puntare all'indipendenza energetica.

INTANTO I RUSSI FESTEGGIANO L'ANNIVERSARIO DELL'ANNESSIONE DELLA CRIMEA - Il 16 marzo, nel frattempo, Vladimir Putin ha festeggiato con grande enfasi l'anniversario dell'annessione della Crimea, e la tv di stato ha trasmesso documentari celebrativi per la ricorrenza, nei quali si testimoniava che la maggior parte degli abitanti della penisola è felice di vivere in pace e di non far più parte dell'Ucraina. La propaganda non è piaciuta affatto agli Stati Uniti, che per bocca del vicesegretario di stato per gli affari europei, Victoria Nuland, hanno dichiarato che «la Crimea, come altre zone dell'Ucraina dell'est vive ancora in un regime di terrore». Intanto, Poroshenko ha annunciato che «Kiev è pronta riconoscere l'autonomia ai territori che erano in mano ai filorussi a settembre, prima delle ultime avanzate dei ribelli. Propongo inoltre lo svolgimento di elezioni locali, ma solo dopo il ritiro dall'area delle formazioni irregolari e delle armi pesanti».