«Troppe guerre in Medio Oriente, troppi diritti calpestati»
Papa Francesco arriva in Turchia e, ospite di Recep Tayyip Erdogan al palazzo presidenziale di Ankara, parla alle autorità civili. Rivolgendosi al presidente turco, il Papa sottolinea l'importanza del dialogo interreligioso in questo drammatico frangente storico: «Al fanatismo bisogna contrapporre la solidarietà».
ISTANBUL - Il Medio Oriente «è da troppi anni teatro di guerre fratricide, che sembrano nascere l'una dall'altra, come se l'unica risposta possibile alla guerra e alla violenza dovesse essere sempre nuova guerra e altra violenza». Così Papa Francesco nel discorso alle autorità civili, ospite di Recep Tayyip Erdogan al palazzo presidenziale di Ankara. «Per quanto tempo dovrà soffrire ancora il Medio Oriente a causa della mancanza di pace? Non possiamo rassegnarci alla continuazione dei conflitti come se non fosse possibile un cambiamento in meglio della situazione! Con l'aiuto di Dio, possiamo e dobbiamo sempre rinnovare il coraggio della pace! Questo atteggiamento conduce ad utilizzare con lealtà, pazienza e determinazione tutti i mezzi della trattativa, e a raggiungere così concreti obiettivi di pace e di sviluppo sostenibile».
A ERDOGAN: SERVE IL DIALOGO INTERRELIGIOSO - «Contrapporre al fanatismo e al fondamentalismo, alle fobie irrazionali che incoraggiano incomprensioni e discriminazioni, la solidarietà di tutti i credenti». Queste le parole del Papa Francesco al presidente turco Recep Tayyip Erdogan e alle altre autorità civili del paese nel primo discorso ufficiale della sua visita nel paese anatolico, allo sfarzoso palazzo presidenziale di Ankara. «Per quanto tempo dovrà soffrire ancora il Medio Oriente a causa della mancanza di pace? Non possiamo rassegnarci alla continuazione dei conflitti come se non fosse possibile un cambiamento in meglio della situazione!», ha detto Bergoglio in italiano. «Con l'aiuto di Dio, possiamo e dobbiamo sempre rinnovare il coraggio della pace! Questo atteggiamento conduce ad utilizzare con lealtà, pazienza e determinazione tutti i mezzi della trattativa, e a raggiungere così concreti obiettivi di pace e di sviluppo sostenibile. Signor Presidente - ha proseguito il Papa rivolgendosi ad Erdogan - per raggiungere una meta tanto alta ed urgente, un contributo importante può venire dal dialogo interreligioso e interculturale, così da bandire ogni forma di fondamentalismo e di terrorismo,che umilia gravemente la dignità di tutti gli uomini e strumentalizza la religione».
A FANATISMO CONTRAPPORRE SOLIDARIETÀ - «Occorre - ha sottolineato il Pontefice argentino - contrapporre al fanatismo e al fondamentalismo, alle fobie irrazionali che incoraggiano incomprensioni e discriminazioni, la solidarietà di tutti i credenti, che abbia come pilastri il rispetto della vita umana, della libertà religiosa, che è libertà del culto e libertà di vivere secondo l'etica religiosa, lo sforzo di garantire a tutti il necessario per una vita dignitosa, e la cura dell'ambiente naturale. Di questo hanno bisogno, con speciale urgenza, i popoli e gli Stati del Medio Oriente,per poter finalmente 'invertire la tendenza' e portare avanti con esito positivo un processo di pacificazione, mediante il ripudio della guerra e della violenza - ha detto il Papa - e il perseguimento del dialogo, del diritto, della giustizia».
LA SOLUZIONE NON È NELLA RISPOSTA MILITARE - In Siria e in Iraq «la violenza terroristica non accenna a placarsi», ha continuato il Papa nel primo discorso in Turchia, presso la sfarzosa sede del presidente Recep Tayyip Erdogan ad Ankara, affrontando il tema della guerra nei due paesi confinanti con lo Stato anatolico. «Si registra la violazione delle più elementari leggi umanitarie nei confronti dei prigionierie di interi gruppi etnici; si sono verificate e ancora avvengono gravi persecuzioni ai danni di gruppi minoritari, specialmente - ma non solo -, i cristiani egli yazidi: centinaia di migliaia di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case e la loro patriaper poter salvare la propria vita e rimanere fedeli al proprio credo». La Turchia «accogliendo generosamente una grande quantità di profughi, è direttamente coinvolta dagli effetti di questa drammatica situazione ai suoi confini, e la comunità internazionale ha l'obbligo morale di aiutarla nel prendersi cura dei profughi. Insieme alla necessaria assistenza umanitaria, non si può rimanere indifferenti di fronte a ciò che ha provocato queste tragedie. Nel ribadire che è lecito fermare l'aggressore ingiusto - ha detto il Papa - sempre però nel rispetto del diritto internazionale, voglio anche ricordare che non si può affidare la risoluzione del problema alla sola risposta militare».
LE RESPONSABILITÀ DELLA TURCHIA - «La Turchia, per la sua storia, in ragione della sua posizione geografica e a motivo dell'importanza che riveste nella regione, ha una grande responsabilità: le sue scelte e il suo esempio possiedono una speciale valenza e possono essere di notevole aiuto nel favorire un incontro di civiltà e nell'individuare vie praticabili di pace e di autentico progresso». E continua, ancora, il pontefice: «Le ragioni della considerazione e dell'apprezzamento per la Turchia non sono da cercarsi unicamente nel suo passato, nei suoi antichi monumenti, ma si trovano nella vitalità del suo presente, nella laboriosità e generosità del suo popolo, nel suo ruolo nel concerto delle nazioni».
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