24 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Il cardinale: «Non dimenticate il Dopoguerra»

Bagnasco: «Bisogna ricostruire le macerie della politica»

Il presidente della Cei, all'apertura dell'assemblea dei vescovi, rivolge una «rispettosa parola ai politici», per ricordare loro l'esempio del Dopoguerra. E a proposito della crisi e della disoccupazione, esorta: «Teniamo viva la speranza»

ROMA - Il cardinale Angelo Bagnasco rivolge una «rispettosa parola», nella prolusione all'assemblea generale della Cei che si apre oggi ad Assisi, «all'ampio mondo della politica»: «In realtà è una domanda che scaturisce dal nostro cuore di Pastori e cittadini, e la vogliamo condividere con voi, rappresentanti del nostro Popolo. Giustamente vi chiedete che cosa fare in questa storica congiuntura che segna le spalle di tanta gente. Si sente parlare di 'patto sociale' affinché - remando tutti nella medesima direzione - si possa uscire da onde travolgenti. Qualcuno fa riferimento al nostro Dopoguerra: dalle macerie delle case e delle persone, chi era in piedi ha realizzato quel patto sociale da cui è nata la Costituzione. Allora c'era un tessuto connettivo del Paese e da quello partivano le legittime differenze che, però, non impedivano di intendersi sui principi fondamentali».

OGGI E' L'ALFABETO UMANO A ESSERE IN MACERIE «Ma oggi? Non ci sono macerie di case da ricostruire, sembrano esserci, invece, le macerie dell'alfabeto umano. Per questo, per poter rispondere doverosamente al 'che cosa fare?', è necessario chiederci chi siamo, che cosa vogliamo essere. In altri termini, potremmo dire che bisogna rifondare la politica, rimettere cioè a fuoco che cosa vuol dire stare insieme, lavorare insieme per essere che cosa».

AL PAESE DICIAMO DI TENERE DESTA LA SPERANZA - «Al Paese diciamo di tenere desta la speranza, di non scoraggiarsi nelle difficoltà persistenti e, per certi aspetti, crescenti come la disoccupazione che non cenna ad invertire la direzione. L'occupazione - nonostante l'impegno dei responsabili - è in discesa». Così Bagnasco, all'apertura dell'assemblea dei vescovi italiani. "Da quanto ascoltiamo, ci auguriamo che si ragioni non solo in termini di finanza, ma innanzitutto di produzione e sviluppo, assicurando con ogni sforzo che il patrimonio industriale e professionale, di riconosciuta eccellenza, possa rimanere saldamente ancorato in casa nostra. Al riguardo, l'esperienza insegna che non esistono garanzie che tengano. Cresce il fenomeno di coloro che neppure cercano il lavoro, tanto sono sfiduciati: potrebbero giocare, in questo caso, anche elementi soggettivi, ma è fin troppo chiaro che le difficoltà di inserimento appaiono sempre più gravi. Questo fatto - i rassegnati al non lavoro - potrebbe falsare i dati che vengono riportati sul fenomeno stesso della disoccupazione e della inoccupazione. Ma la realtà vera non cambia. Si sta perdendo una generazione».

NO ALLA GLOBALIZZAZIONE DELL'INDIFFERENZA E DEL MALAFFARE - «Che cosa sarà di tanti giovani? Quali vie li attendono se sono costretti a rimanere ai bordi di una società che sembra rifiutarli? Quali loschi personaggi - in Italia e altrove - sono pronti a farne scempio per i loro interessi?». E' l'allarme lanciato dal cardinale, che si è soffermato anche sullo spinoso tema della disoccupazione giovanile. "E' questa la globalizzazione? Quella dell'indifferenza, dell'interesse e del malaffare, anziché quella dello scambio virtuoso e di una vita degna per tutti, a partire da chi ha meno o niente? I poveri e i bisognosi - di ieri e di oggi - guardano con terrore una società che corre e si allontana, rispetto alla quale loro non hanno più il passo o non l'hanno mai avuto. La globalizzazione, vera opportunità per culture, risorse, valori, è forse destinata ad arricchire i ricchi e a impoverire i poveri?"

INDEBOLIRE LA FAMIGLIA E' DA IRRESPONSABILI - E sulla famiglia, l'arcivescovo di Genova ha dichiarato che essa «è sorgente di futuro. Per questo è irresponsabile indebolire la famiglia, creando nuove figure - seppure con distinguo pretestuosi che hanno l'unico scopo di confondere la gente e di essere una specie di cavallo di troia di classica memoria - per scalzare culturalmente e socialmente il nucleo portante della persona e dell'umano».Richiamando il dibattito al recente sinodo straordinario sulla famiglia in Vaticano, ha proseguito: «L'amore non è solo sentimento, è decisione; i figli non sono oggetti né da produrre né da pretendere o contendere, non sono a servizio dei desideri degli adulti: sono i soggetti più deboli e delicati, hanno diritto a un papà e a una mamma».​