Putin, la love story coi russi durerà
La parola «distensione» suona bene, ed è «decorativa». Ma Crimea suona meglio. In Russia il rating di Vladimir Putin è il prodotto dell'abilità nel gestire la crisi ucraina, ma anche nell'offrire la propria immagine al meglio. E continua ad essere altissimo: «l'86% a giugno», frutto anche della «campagna di propaganda» che perdura nel Paese sui principali media, a partire dalla TV.
MOSCA - La parola «distensione» suona bene, ed è «decorativa». Ma Crimea suona meglio. In Russia il rating di Vladimir Putin è il prodotto dell'abilità nel gestire la crisi ucraina, ma anche nell'offrire la propria immagine al meglio. E continua ad essere altissimo: «l'86% a giugno», frutto anche della «campagna di propaganda» che perdura nel Paese sui principali media, a partire dalla Tv. Ma soprattutto la popolarità del leader del Cremlino non aveva mai retto. Per così tanti mesi di fila. A questi livelli. «È vero che nel 2008, durante la guerra con la Georgia raggiunse l'88%, ma durò poco. In questo caso invece continua e persiste. Da quasi sei mesi. E almeno per luglio e agosto non prevediamo flessioni significative». Così, in un colloquio con TMNews Lev Gudkov, guru dei sondaggi e a capo del centro demoscopico Levada, il più indipendente e autorevole che ci sia nella Federazione.
Tra magliette andate a ruba con zar Vladimir a cavallo e iPhone placcati d'oro con l'effigie del leader, il quadro non è mai stato così chiaro. E dire che in genere si fa sentire la «stanchezza psicologica», ma in questo caso «potrebbe arrivare solo tra qualche mese», continua Gudkov. E allora a farne le spese sarebbe propio il rating del presidente russo, che nei giorni scorsi, ha chiesto - con un colpo di teatro - al senato di vietare l'uso delle forze armate in Ucraina. Una decisione che in base a un sondaggio del Levada, condotto alla vigilia di tale passo - e quindi al netto delle simpatie per Putin - piaceva «solo» al 45% dei russi, mentre un 40% era contrario. «Le persone hanno iniziato a pensare alle conseguenze» dice lo studioso. «La maggioranza teme e non vuole la guerra. Mentre non si possono rilevare simpatie per chi è salito al potere a Kiev, perché sulla Tv russa viene data una linea chiara, non certo a favore della nuova classe politica ucraina. Inoltre questa non è stata spiegata sui media tradizionali».
Anche un Putin che apre al dialogo e che prende la decisione del non intervento "non ha molto spazio e soprattutto non è molto commentata sui media russi. La Tv non mostra conseguenze della decisione» e il risultato è una percezione del gesto come puro atto «decorativo». Inoltre il fruitore russo conosce bene «la diabolica doppiezza» del discorso del potere e sa che non tutto si legge alla lettera.
Ma accanto alla lettura tra le righe, c'è anche una conseguenza dell'estrema popolarità del presidente: una fruizione dell'immagine di Putin quasi come un feticcio. Ne sono un esempio le magliette vendute ai magazzini Gum di Mosca: 5mila andate letteralmente a ruba nel giro di un giorno. Con code che non si vedevano dai tempi dell'Urss. Ora non se ne trovano più e chi vuole si deve accontentare di quelle vendute sulle bancarelle, fuori dalla Piazza Rossa, a tema unico: la copertina del Time con la faccia dilatata del capo di stato-uomo dell'anno (era il 2007).
Putin ambientalista e anche animalista è un cliché ben diffuso, che risale a un'iconografia del leader, forse più muscolare rispetto al presente. Soprattutto se si confronta con il Putin a pesca sul fiume Yenisei. Suo ospite era il principe Alberto di Monaco. Un insolito look fra il cowboy e il pescatore, che aveva rilanciato l'immagine del presidente russo alla fine del suo secondo mandato. Trasformandolo addirittura in icona gay in occidente: veste peraltro immediatamente cancellata dopo le leggi e i divieti russi sulla propaganda omosex.
Dallo Yenisei a oggi, dopo una pausa da premier di 4 anni e il terzo mandato già avviato, Vladimir Vladimirovich ha più volte riscoperto il suo lato «verde», già ampiamente propagandato con il famoso volo con le gru. Ma il Putin animalista è soprattutto un Putin con felino, con tutta la simbologia che la belva feroce si trascina con sè. Da ultimo il leopardo Groma delle Olimpiadi di Sochi. Il leader del Cremlino il 4 febbraio scorso entrò nella gabbia con il predatore e rapidamente trovò un linguaggio comune con lui. Non altrettanto si può dire dei giornalisti che lo accompagnavano. Il felino mostrò la sua insoddisfazione per l'invasione di campo, inserendo le sue grinfie nella mano di uno dei fotografi, e i suoi denti nel ginocchio di un altro. Mentre si fece accarezzare dolcemente dallo zar. Forse c'è anche lui tra quell'86% dei russi che sostiene il leader.