18 aprile 2024
Aggiornato 12:30
La crisi Ucraina

Washington aumenta il pressing su Mosca

Già ieri sera il presidente Barack Obama aveva minacciato l'adozione di nuove sanzioni se la Russia non intraprenderà tempestivamente «concrete iniziative per interrompere l'invio di armi e militanti attraverso la frontiera» con l'Ucraina.

KIEV - L'Occidente aumenta le pressioni sulla Russia alla vigilia dello scadere del cessate-il-fuoco nell'Est dell'Ucraina, dove peraltro le violenze sono continuate negli ultimi giorni e dove il bilancio dei morti da aprile ha superato quota 400.

E sono gli Usa a prendere le redini del pressing sul Cremlino, intimando a Mosca di dare segnali di buona volontà «nelle prossime ore», nella formula usata dal segretario di stato statunitense John Kerry. In sostanza una richiesta di fornire prove in tempi rapidi, entro «ore», che la Russia sta effettivamente lavorando per disarmare le milizie filorusse nell'Est ucraino.

Già ieri sera il presidente Barack Obama aveva minacciato l'adozione di nuove sanzioni se la Russia non intraprenderà tempestivamente «concrete iniziative per interrompere l'invio di armi e militanti attraverso la frontiera» con l'Ucraina. Secondo indiscrezioni trapelate sui media internazionali, si tratterebbe di misure «settoriali», quelle più temute da Mosca. I Paesi europei, che hanno legami più stretti con la Russia dal punto di vista commerciale e, soprattutto, energetico, si mostrano più cauti. Come ha sintetizzato il ministro degli Esteri Federica Mogherini, «le sanzioni sono uno strumento di pressione, non il risultato a cui bisogna arrivare».

Domani l'Ucraina firmerà l'Accordo di associazione con l'UE
In questo quadro incerto, dove le speranze di una vera de-escalation si mischiano ai timori di una cronicizzazione del conflitto nel Sud-Est ucraino, domani l'Ucraina firmerà con l'Ue l'Accordo di associazione che è stato all'origine del braccio di ferro tra Mosca, l'Ue e poi gli Usa. La Russia ha già avvertito: saranno adottate «misure di protezione» se il patto con tra Kiev e Bruxelles nuocerà all'economia russa e dell'area ex sovietica integrata in una zona di libero scambio a cui appartengono Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Moldova, Russia, Ucraina, Kirghizistan, Uzbekistan.

«Il nostro obiettivo principale è: non reagire, ma capire quali conseguenze ci saranno per il nostro commercio», ha ribadito oggi il ministro degli Esteri Sergey Lavrov. «Ma c'è una cosa più importante: quando gli accordi entreranno in vigore e i nostri partner della zona di libero scambio della Cis firmeranno con l'Ue, se ci rendiamo conto che questo avrà un effetto negativo sul funzionamento della nostra zona di libero scambio, un effetto negativo in base alle condizioni per le quali abbiamo aderito al Wto (World Trade Organization), sarà necessario, ovviamente, adottare misure di salvaguardia in piena conformità con le norme del Wto».

Il rischio è che la firma dell'Accordo finisca per rilanciare le tensioni che in questi giorni si è tentato di disinnescare in modo definitivo.