Vescovi UE: Non siano i poveri a pagare per il debito ma le banche
Documento della Comece per una «economia sociale di mercato»: La competizione è un mezzo, il sociale il fine
CITTÀ DEL VATICANO - «I debiti pubblici e privati, a volte astronomici, devono essere diminuiti per il bene delle generazioni future. Tuttavia ciò non deve essere fatto alle spese dei più poveri né ignorando il principio della giustizia sociale»: lo scrive la Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece), che ha presentato a Bruxelles il documento 'Una comunità europea di solidarietà e responsabilità'. «La condivisione nella riduzione dei debiti contratti nel corso dell'attuale crisi finanziaria - si legge nel testo presentato in inglese, francese e tedesco - deve tener conto della responsabilità dei governi come delle banche e di altre istituzioni finanziaria. Di conseguenza, può condurre a una tassazione straordinaria di queste ultime».
«La competizione è un mezzo, il sociale il fine» - L'Unione europea, ricordano i vescovi europei della Comece, raccomanda nel suo Trattato la creazione di una «economia sociale di mercato altamente competitiva». «Tuttavia - chiosano i vescovi - riteniamo che in questo modello della politica europea si debba mettere l'accento sulla parola 'sociale' e non sulle parole altamente competitive. La competizione è un mezzo, il sociale il fine».
«Rispetto alle generazioni future - scrivono ancora i vescovi - abbiamo bisogno di adottare a livello di Ue e di G20 migliori leggi e regole per inquadrare i mercati finanziari mondiali. Ma abbiamo anche bisogno di una nuova cultura di decenza il cui sviluppo non può essere lasciato alle sole mani della politica».
«E' un documento pensato da molto tempo, ma che assume un'attualità davvero notevole nella situazione di difficoltà e di crisi nella quale ci troviamo», afferma microfoni di Radio Vaticana mons. Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza-Bobbio, nominato dal Consiglio permanente Cei delegato presso la Commissione degli episcopati della Comunità europea. «L'espressione 'economia sociale di mercato' deriva soprattutto dalla tradizione tedesca, poi la stessa Unione Europea l'ha fatta propria. Si tratta allora di camminare su questa strada», spiega il presule, secondo il quale «il principio di sussidiarietà è decisivo nella costruzione dell'unità europea. Laddove una questione riguarda più da vicino una popolazione, questa può essere presa e deve essere presa responsabilmente dal singolo Stato. Poi, naturalmente, si tratta di concertare tutte le varie decisioni: ecco, allora, il compito delle Commissioni, dell'Unione Europea nel suo insieme. Ciò che va sempre rispettato è il principio di sussidiarietà e le tradizioni dei singoli popoli: non ci può essere una Europa a senso unico».
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