Reporters sans frontières: Nel 2011 uccisi 66 giornalisti
Tra i luoghi più pericolosi per i media Piazza Tahrir al Cairo, la città di Misurata in Libia, piazza del Cambiamento in Yemen, Abidjan in Costa d'Avorio, Manama in Bahreïn, Mogadiscio in Somalia e lo Stato di Veracruz in Messico
ROMA - Sono 66 i giornalisti uccisi e un migliaio arrestati nel mondo nel 2011, anno caratterizzato dalla «primavera araba» e dalle contestazioni. E' il bilancio stilato da Reporters sans frontières nel suo rapporto del 2011.
Quest'anno, per la prima volta, l'organizzazione in difesa della libertà di stampa in tutto il mondo ha stilato l'elenco dei 10 luoghi dove giornalisti, blogger o cyberdissidenti sono particolarmente esposti alla violenza e dove la libertà di informazione non è rispettata. Piazza Tahrir al Cairo, la città di Misurata in Libia, piazza del Cambiamento in Yemen, Abidjan in Costa d'Avorio, Manama in Bahreïn, Mogadiscio in Somalia e lo Stato di Veracruz in Messico sono alcuni dei luoghi più pericolosi per i media.
Il numero di giornalisti uccisi è in aumento del 16% rispetto al 2010. Venti sono morti in Medio Oriente e altrettanti in Sudamerica. Con dieci reporter uccisi, il Pakistan è il Paese con più vittime al mondo per il secondo anno consecutivo. Mentre «la Cina, l'Iran e l'Eritrea sono le più grandi prigioni al mondo per la stampa», afferma Rsf.
Il 2011 in cifre: giornalisti uccisi (16% in più del 2010); 1.044 giornalisti arrestati; 1.959 giornalisti aggrediti fisicamente o minacciati; 499 media censurati; 71 giornalisti rapiti; 73 giornalisti costretti a fuggire dal proprio Paese; 5 cyberdissidenti assassinati; 199 blogger e cyberdissidenti arrestati; 62 blogger e cyberdissidenti fisicamente aggrediti; 68 Paesi soggetti a censura internet.
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