23 aprile 2024
Aggiornato 09:30
In discussione nuove forme di presenza nel paese

Libia, l'ONU vota la fine dell'intervento NATO

La Nato si riunirà venerdì a Bruxelles per dichiarare formalmente la fine dei raid aerei in Libia che durano ormai da sette mesi. Principe Idris: Bene lo stop delle operazioni Nato, tocca a noi

NEW YORK - Il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha votato la fine della missione in Libia. La missione, autorizzata dalla risoluzione 1973 si esaurirà il 31 ottobre. Ieri il Consiglio di transizione libico aveva chiesto alla Nato una proroga della missione almeno sino alla fine dell'anno La Nato aveva preso il 31 marzo scorso il comando delle operazioni militare iniziate in Libia il 19 marzo nell'ambito di una risoluzione Onu che autorizzata un intervento militare a protezione dei civili.
La Nato si riunirà venerdì a Bruxelles per dichiarare formalmente la fine dei raid aerei in Libia che durano ormai da sette mesi.
La risoluzione del consiglio attenua anche l'embargo internazionale sulle armi in modo da consentire al Cnt di dotarsi degli armamenti necessari a garantire la sicurezza nazionale.
Inoltre la risoluzione dichiara la fine del congelamento dei beni della Compagnia petrolifera libica di stato, la Zuetina Oil Company, e delle restrizioni relative alla Banca centrale libica, alla Libyan Arab Foreign Bank, alla Libyan Investment Authority, e al Libyan Africa Investment Portfolio.

Il nuovo ruolo della NATO - Secondo un portavoce del dipartimento di Stato Usa, sono attualmente in corso delle discussioni con il Cnt per definire un possibile nuovo ruolo della Nato: controllo delle frontiere, assistenza per la smobilitazione dei combattenti, recupero delle armi in circolazione.
Ieri, nel corso di un summit in Qatar, il capo di stato maggiore qatariota aveva ventilato la possibilità di una nuova coalizione di almeno 13 paesi che potrebbero collaborare alla «formazione e all'addestramento delle forze armate, alla raccolta delle armi, all'integrazione dei ribelli all'interno delle istituzioni militari».
Riferendosi proprio alla riunione di ieri in Qatar, il ministro della Difesa italiano Ignazio La Russa» ha osservato: «Abbiamo già avuto una richiesta per una nostra partecipazione a una nuova missione internazionale in Libia». La Russa ha aggiunto: «sono state ipotizzate delle soluzioni che meritano un'attenta valutazione italiana. Ad esempio la formazione della polizia anche per il monitoraggio e il contenimento dell'immigrazione».

La conferma di Rasmussen - L'Alleanza atlantica conferma che metterà fine alla missione in Libia il 31 ottobre prossimo. Lo ha dichiarato il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, durante un punto stampa a Berlino con la cancelliera tedesca, Angela Merkel.
«Una settimana fa, abbiamo preso la decisione preliminare di mettere fine alla nostra operazione militare in Libia. Domani, confermeremo questa decisione», ha detto, rispondendo a una domanda di un giornalista. «Abbiamo rispettato completamente la nostra missione», ha aggiunto sottolineando la disponibilità della Nato ad aiutare il Consiglio nazionale di transizione libico nel passaggio verso la democratica.

Principe Idris: Bene lo stop delle operazioni Nato, tocca a noi - L'Onu che revoca il mandato all'intervento militare internazionale in Libia è un «passo molto positivo», secondo Idris bin Abdullah al-Senussi, nipote dell'ultimo re di Libia - di cui porta il nome - e figura di spicco della diaspora del paese nordafricano. «E' giusto che la Nato interrompa le sue operazioni e che noi libici cominciamo a risolverci i problemi per conto nostro» dichiara in un'intervista a TMNews il principe Idris, a sua volta figlio del 'principe nero' Sayyid Abdullah Abd al-Senussi, il nipote del deposto re Idris che - almeno stando alla versione dei suoi eredi diretti - ricevette dal nonno l'incarico di restaurare la 'legittimità' della monarchia in Libia il giorno in cui fosse stato cacciato Gheddafi.
L'ex rais non solo è stato cacciato, ma trucidato pubblicamente lo scorso 20 ottobre a Sirte da un gruppo di simpatizzanti della rivoluzione. «Il tempo dell'intervento della Nato è scaduto - secondo il principe Idris - continuando le sue operazioni l'Alleanza atlantica avrebbe dato l'impressione di un'ingerenza straniera negli affari libici. Una nuova missione dell'Onu (come quella proposta ieri dal Qatar, ndr) - aggiunge - potrebbe affiancare le forze di sicurezza della nuova Libia, con mansioni di addestramento o disarmo delle milizie, dando al nostro popolo un messaggio di sostegno da parte della comunità internazionale piuttosto che di guerra».
Classe 1957, quarant'anni di esilio fra il Regno Unito, la Francia, gli Stati Uniti e l'Italia, Idris sogna per la sua Libia una «monarchia costituzionale che possa meglio garantire la stabilità e l'integrità delle istituzioni». In ogni caso, precisa, «saranno i libici a scegliere ciò che è meglio per loro andando alle urne per stabilire se preferiscono una repubblica o una monarchia: l'unica cosa che conta è che il mio popolo abbia finalmente democrazia e uguaglianza». La mia famiglia, assicura Idris, è «disposta a fare la sua parte, qualunque sia la futura forma di Stato» della Libia.