18 aprile 2025
Aggiornato 06:30
Un mistero le condizioni del leader yemenita

Saleh ha una scheggia sul petto

Bombardata la casa del leader tribale dopo l'attacco al presidente di venerdì

ROMA - Fonti ufficiali smentiscono che il presidente contestato Ali Abdullah Saleh, rimasto ferito venerdì nel bombardamento della moschea del palazzo presidenziale, abbia lasciato il paese. Voci non confermate sostengono invece che il leader yemenita, che avrebbe una scheggia vicino al cuore e delle ustioni di secondo grado sullo stomaco e la faccia - scrive la BBC - non sarebbe ricoverato in condizioni «non preoccupanti» all'ospedale militare di San'a, ma trasferito in Arabia Saudita per farsi curare assieme agli altri importanti responsabili feriti gravemente ieri nell'attentato.

Venerdì la tv di Stato ha trasmesso un messaggio audio del presidente, accompagnato da una vecchia foto, nel quale affermava di stare bene. Saleh, che ha accusato i «figli di al Ahmar», in un riferimento allo sceicco Sadek e ai suoi fratelli, però non si è fatto vedere in pubblico, scatenando speculazioni sul suo stato di salute. Fonti hanno dichiarato alla BBC che Saleh avrebbe una scheggia di 7,6 centimetri conficcata sotto il cuore e che gli avrebbe perforato i polmoni.

Il primo ministro yemenita Ali Mujawar e altri quattro alti responsabili - il presidente della Camera, Yahia al-Rai, del Consiglio consultivo, Abdel Aziz Abdel Ghani, e i vice-premier Sadek Amin Abu Rasl e Rached Mohammed al-Alimi - feriti nel bombardamento della moschea durante la preghiera del venerdì, sono stati trasportati in Arabia Saudita per le cure mediche, secondo l'agenzia ufficiale Saba. Secondo fonti ufficiali, le condizioni di Saleh, «ferito leggermente alla testa» nell'attacco in cui, secondo l'ultimo bilancio, hanno perso la vita undici persone e altre 124 sono rimaste ferite, sarebbero invece «stabili».

In risposta all'attacco di venerdì, le truppe governative hanno bombardato nella notte Hassaba, quartiere dove si trovano la residenza del leader tribale degli Hashed, Sadek al-Ahmar, e molti edifici pubblici. Secondo fonti tribali almeno 10 persone sono rimaste uccise e altre 35 ferite, tra cui anche il fratello di al Ahmar, Hamid. La famiglia Ahmar finanzia e sostiene il movimento di opposizione che da fine gennaio chiede le dimissioni di Saleh e la cui repressione è costata ad oggi 350 morti in tutto il paese.

Intanto un pezzo grosso dell'esercito yemenita si è unito oggi al movimento di contestazione: si tratta del comandante della 33esima divisione blindata dell'esercito yemenita, il generale Jebrane Yahia al Hashedi, il quale controlla una vasta regione sud-occidentale e ha già richiamato le sue truppe da Taez, città epicentro della rivolta nel sud del paese. La diserzione della 33esima divisione segue quella fatta a marzo nel nord da parte della prima divisione blindata diretta dal potente generale Ali Mohsen. Sul terreno resta fedele a Saleh la Guardia Repubblicana, corpo d'elite dell'esercito.

E dopo l'annuncio da parte dell'Unione europea dei preparativi tesi a far rientrare i cittadini dallo Yemen, la Germania ha deciso di chiudere la sua ambasciata a San'a.