19 aprile 2024
Aggiornato 14:00
L'Opposizione chede «libere elezioni»

L'Esercito siriano a Banias, uccisi tre manifestanti

I carri armati si sarebbero diretti verso i quartieri meridionali della città, considerato il bastione dei manifestanti

NICOSIA - Ancora sangue in Siria dopo il «venerdì della sfida» di ieri. Tre donne che manifestavano nella strade di Banias sono state uccise dall'esercito che in mattinata era entrato con mezzi corazzati in città. L'opposizione, dal canto suo, chiede libere elezioni mentre gli Usa e la Ue prendono in seria considerazione l'ipotesi sanzioni.
Oggi le forze armate di Damasco, con l'appoggio di mezzi corazzati, sono entrate nella località di Banias, uno degli epicentri della contestazione antigovernativa nel nordest del Paese: lo hanno reso noto fonti delle organizzazioni per i diritti umani siriane, precisando che comunicazioni ed elettricità sono state tagliate.
I carri armati si sarebbero diretti verso i quartieri meridionali della città, considerato il bastione dei manifestanti: alcuni abitanti avrebbero organizzato delle catene umane per impedire ai blindati di muoversi; altre unità corazzate avrebbero circondato il vicino villaggio di Bayda.

ELEZIONI «LIBERE» - In questa situazione delicatissima gli oppositori al regime del presidente siriano Bashar al Assad hanno chiesto l'organizzazione di elezioni politiche «libere». Sul sito 'La rivoluzione siriana 2011' gli oppositori lanciano un messaggio chiaro all'establishment di Damasco. «Sarete la fierezza della Siria contemporanea se trasformerete la dittatura in una democrazia. E' possibile farlo e i siriani vi saranno riconoscenti». Secondo i giovani siriani, che protestano da oltre un mese, «la soluzione è semplice: fermare i cecchini che sparano sui manifestanti; lasciarli sfilare pacificamente; liberare tutti i detenuti politici; avviare un dialogo nazionale; autorizzare il pluralismo politico; organizzare elezioni libere e democratiche entro sei mesi», aggiunge il testo.

«VENERDÌ DELLA SFIDA» - Il bilancio delle vittime delle manifestazioni di ieri - ribattezzate «venerdì della sfida» - è di almeno 26 morti e tre feriti; secondo fonti governative sarebbero stati uccisi anche dieci fra poliziotti e militari. Le forze di sicurezza hanno inoltre arrestato a Damasco Riad Seif, uno dei principali esponenti dell'opposizione siriana.

DIPLOMAZIA - Sul fronte diplomatico gli Stati Uniti potrebbero adottare «nuove misure» nei confronti della Siria e Damasco non metterà fine alla repressione. Ieri erano stati i 27 Paesi membri dell'Unione Europea a raggiungere un accordo per imporre sanzioni contro 14 esponenti del regime siriano, ma non contro il presidente Assad. Le sanzioni prevedono il congelamento dei beni e il divieto di visto; accolto anche il principio dell'embargo sulle armi ed equipaggiamenti utilizzati per la repressione delle manifestazioni anti-governative, secondo quanto hanno riferito fonti diplomatiche.