19 aprile 2024
Aggiornato 05:00
Si accuisce la crisi siriana

Dopo il venerdì di sangue l'esercito entra a Banias

Ieri almeno 26 morti nella repressione. I carri armati si starebbero dirigendo verso i quartieri meridionali della città

NICOSIA - Si acuisce la crisi libica dopo il «venerdì della sfida» che ieri ha fatto almeno 26 morti causati dalla violenta repressione di polizia e esercito contro i manifestanti. L'esercito siriano è entrato a Banias e ha circondato il villaggio di Bayda.
Le forze armate di Damasco, con l'appoggio di mezzi corazzati, sono entrate nella località di Banias, uno degli epicentri della contestazione antigovernativa nel nordest del Paese: lo hanno reso noto fonti delle organizzazioni per i diritti umani siriane, precisando che comunicazioni ed elettricità sono state tagliate.

I carri armati si starebbero dirigendo verso i quartieri meridionali della città, considerato il bastione dei manifestanti: alcuni abitanti avrebbero organizzato delle catene umane per impedire ai blindati di muoversi; altre unità corazzate avrebbero circondato il vicino villaggio d Bayda.

Il bilancio delle vittime delle manifestazioni di ieri - ribattezzate «venerdì della sfida» - è di almeno 26 morti e tre feriti; secondo fonti governative sarebbero stati uccisi anche dieci fra poliziotti e militari. Le forze di sicurezza hanno inoltre arrestato a Damasco Riad Seif, uno dei principali esponenti dell'opposizione siriana.

Sul fronte diplomatico gli Stati Uniti potrebbero adottare «nuove misure» nei confronti della Siria e Damasco non metterà fine alla repressione, una settimana dopo aver approvato delle sanzioni economiche: la Casa Bianca ha condannato di nuovo «l'utilizzo brutale della forza» da parte delle autorità siriane.

Ieri erano stati i 27 Paesi membri dell'Unione Europea a raggiungere un accordo per imporre sanzioni contro 14 esponenti del regime siriano, ma non contro il presidente Assad. Le sanzioni prevedono il congelamento dei beni e il divieto di visto; accolto anche il principio dell'embargo sulle armi ed equipaggiamenti utilizzati per la repressione delle manifestazioni anti-governative, secondo quanto hanno riferito fonti diplomatiche.