18 agosto 2025
Aggiornato 03:00
Siria

Raid alla moschea di Daraa, almeno 6 manifestanti uccisi

In nottata la polizia ha aperto il fuoco contro un sit-in. I mezzi di informazione del regime puntano il dito da giorni contro «infiltrati» e «stranieri»

DERAA - Almeno altri sei manifestanti sono rimasti uccisi in un assalto delle forze dell'ordine siriane, in nottata, alla moschea al Omari di Deraa nel sud della Siria, epicentro delle proteste contro il regime di Damasco. Lo hanno riferito testimoni e attivisti per i diritti umani, che parlano anche di «decine di feriti».
Le forze dell'ordine hanno esploso colpi d'arma da fuoco e lanciato lacrimogeni contro la folla accampata da venerdì scorso vicino al luogo di culto per chiedere libertà politiche e la fine della corruzione. «Hanno tagliato l'elettricità e subito dopo sono cominciati gli spari» contro i protagonisti del sit-in, che intendevano passare la notte nella moschea. Oltre un migliaio di persone si era radunato nella piazza di fronte alla mosche al Omari.

Circondati da un importante gruppo di poliziotti, i manifestanti avevano stretto una sorta di catena umana proprio nel timore di assalti delle forze dell'ordine. Un fotografo della France Presse è stato aggredito dalle forze dell'ordine che gli hanno confiscato l'apparecchiatura. Dopo un interrogatorio sommario ha ricevuto le scuse da parte delle autorità, ma non è riuscito a recuperare il materiale. I militari, secondo i testimoni, hanno messo in piedi posti di blocco in tutta la cittadina - che si trova 120 chilometri a sud di Damasco - con l'obiettivo di evitare l'afflusso di manifestanti da altri centri vicini.

I mezzi di informazione del regime puntano il dito da giorni contro «infiltrati» e «stranieri» accusati di fomentare le violenze, il cui bilancio oscilla tra i 10 e i 12 morti. Prima del raid di stanotte, l'ultima vittima accertata era un bambino di 11 anni, soffocato nella sala della moschea dai gas lacrimogeni sparati dalla polizia.
Il movimento di contestazione senza precedenti è iniziato in Siria il 15 marzo con un appello sulla pagina Facebook dedicata alla «rivoluzione siriana» contro il presidente Bashar al Assad che chiedeva la fine della tirannia e delle leggi speciali. Altre manifestazioni si sono tenute da allora anche in altre località del paese come Jassem o Nawa. Oltre ai morti sono state arrestate decine di persone. L'Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdh) ha riferito ieri dell'arresto dello scrittore e attivista Luai Hussein vicino a Damasco.