19 aprile 2024
Aggiornato 11:00
Libia nel caos

Giallo sulla fuga di Gheddafi. Parte dell'esercito diserta

Il governo venezuelano ha smentito che il leader libico si trovi nel Paese o sia in viaggio verso Caracas. Bombardamenti sui rivoltosi, secondo alcune Ong oltre 400 morti

TRIPOLI - La Libia è ormai in preda al caos: numerose città sarebbero in mano ai manifestanti, dopo la decisione dei militari di scappare o schierarsi con loro, Muammar Gheddafi sarebbe in volo verso il Venezuela e il caos si sta diffondendo in tutto il Paese: di contro, il governo di Caracas ha smentito qualsiasi notizia di fuga del rais, la televisione di Stato libica ha annunciato un'operazione contro «sabotatori e terroristi» nella quale vi sarebbero numerosi morti. L'Unione europea, da parte sua, ha condannato fermamente la repressione, chiedendo la fine immediata delle violenze e sta preparando il rimpatrio dei propri cittadini. Almeno stando alle cifre diffuse dalla Federazione internazionale delle leghe dei diritti dell'uomo (Fidh), nel Paese ci sarebbe un autentico bagno di sangue, con un numero di morti stimato fra i 300 e i 400: la Tv satellitare Al Arabya parla di 160 morti soltanto nella giornata di oggi.

GIALLO SU FUGA GHEDDAFI - Il governo venezuelano ha smentito che Gheddafi si trovi nel Paese o sia in viaggio verso Caracas: fonti vicine all'esecutivo del presidente Hugo Chavez affermano che al momento non vi è «alcun contatto» con il rais. La notizia di una possibile fuga di Gheddafi era stata avanzata dal ministro degli Esteri britannico William Hague, a margine del vertice Ue in corso a Bruxelles: «Ho visto informazioni che farebbero supporre che si trovi in viaggio», ha spiegato Hague senza fornire ulteriori dettagli. Ma fonti attendibili citate dalla BBC indicano che fuori da una delle sue residenze vi sarebbero soltanto poche guardie: Gheddafi comunque è noto per i suoi frequenti spostamenti.

CITTA' IN MANO AI MANIFESTANTI - Bengasi, Sirte e al Baida, tra le altre, sarebbero in mano ai manifestanti. Lo affermano la (Fidh) e la tv al Jazeera, citando diverse fonti. «Molte città sono cadute, soprattutto nell'Est del Paese. Parte dei militari ha aderito» alla rivolta contro Muammar Gheddafi, ha dichiarato la presidente della Fidh, Souhayr Belhassen, che ha citato Bengasi, cuore dell'opposizione, e Sirte, città natale di Gheddafi, tra le città sotto il controllo dei manifestanti. Alcuni testimoni hanno però smentito la caduta di Sirte. Alle voci secondo cui almeno parte dell'esercito sarebbe ormai contro il rais, si è sommata la notizia di due jet militari libici atterrati a Malta i cui piloti avrebbero detto di essere fuggiti da Bengasi per non voler bombardare la folla.

EZ ZAUIA NEL CAOS - La polizia libica ha lasciato la città di Ez Zauia, 60 chilometri a ovest di Tripoli, sprofondata ora nel caos. Lo riportano decine di tunisini tornati in patria, provenienti dalla città della Tripolitania. «Sono in corso degli scontri tra gruppi pro e contro Gheddafi da due giorni; la città è nel caos, dopo che la polizia, ieri, ha lasciato la città».

AVIAZIONE MILITARE BOMBARDA MANIFESTANTI - L'aviazione militare libica avrebbe bombardato un gruppo di manifestanti anti-governativi che si dirigevano verso una base dell'esercito nei pressi di Tripoli : Secondo le testimonianze riportate da Al Jazeera i manifestanti intendevano procurarsi delle munizioni, ma sarebbero stati attaccati dall'aviazione prima di poter raggiungere la base militare. Le forze di sicurezza libiche sono impegnate in un'operazione diretta contro i «covi dei sabotatori e dei terroristi». Nell'operazione, secondo la televisione di Stato libica, vi sarebbero stati «numerosi morti»: subito dopo l'emittente ha mostrato le immagini «in diretta» di una manifestazione pro-Gheddafi nella principale piazza di Tripoli.

ITALIANI, NESSUNA EVACUAZIONE - Gli italiani che vivono «stabilmente» in Libia sono 1.500, di cui circa 500 sono dipendenti di società italiane con progetti nel Paese. E' quanto si apprende da fonti della Farnesina. «Al momento l'Italia non prevede un piano di evacuazione», commenta la Farnesina mentre il ministro della Difesa Ignazio La Russa conferma come al momento non sia previsto alcun «rimpatrio coatto».

RIMPATRIO LAVORATORI ENI - Eni sta rimpatriando i dipendenti non «strettamente operativi» presenti in Libia e i loro familiari. La società precisa in una nota che «non ravvisa alcun problema agli impianti e alle strutture operative» in Libia.