24 aprile 2024
Aggiornato 12:30
La protesta si allarga

Egitto, il regime minaccia l'intervento dell'esercito

Rischio di crisi diplomatica con Obama: vuole «imporre» sua volontà. Moltissimi gli egiziani che si sono radunati anche davanti al parlamento, allargando così il cuore della protesta contro il regime

IL CAIRO - Nel sedicesimo giorno di manifestazioni contro il presidente Hosni Mubarak, si allarga il fronte della protesta al Cairo e in Egitto. Anche ieri, nella capitale, è proseguita la mobilitazione di migliaia di persone in piazza Tahrir. Moltissimi gli egiziani che si sono radunati anche davanti al parlamento, allargando così il cuore della protesta contro il regime. Ma la situazione si è fatta delicata anche in alcune aree remote del del sud-ovest del paese, nel governatorato di Wadi al-Jadid, dove oggi la mobilitazione è andata avanti dopo una notte di scontri in cui hanno perso la vita tre persone e centinaia sono rimaste ferite. Manifestanti e blogger hanno denunciato: la polizia spara, tutto avviene nel silenzio mediatico, visto che non ci sono giornalisti a seguire gli eventi.

IL MONITO DI SULEIMAN - Non sono bastate le sibilline parole del vice presidente Omar Suleiman per convincere i manifestanti a desistere. L'ex capo dei servizi segreti, come poi ha fatto anche il capo della diplomazia Ahmed Aboul Gheit, ha avvertito gli egiziani che le proteste sono «molto pericolose» e che l'alternativa al dialogo «è il colpo di Stato». «Non possiamo sopportare» per molto tempo le continue proteste, ha detto, la crisi deve finire il più presto possibile. «Non ci sarà un allontanamento immediato di Mubarak», ha dichiarato Suleiman. L'alternativa al dialogo «è il colpo di Stato, che porterebbe a conseguenze affrettate e incalcolabili, frutto di irrazionalità. Non vogliamo raggiungere questo punto, vogliamo proteggere l'Egitto».

LE PRESSIONI DELLA CASA BIANCA - I negoziati con l'opposizione devono continuare ed essere allargati, lo stato d'emergenza deve finire e devono essere decisi cambiamenti alla costituzione in vista di vere elezioni democratiche. Queste le richieste al governo egiziano da parte della Casa Bianca. Barack Obama ha sottolineato la necessità di una rapida transizione politica in una conversazione telefonica con uno dei suoi alleati regionali, il re saudita Abdullah. Intanto il ministro degli Esteri egiziano Gheit, in un'intervista rilasciata alla rete televisiva americana Pbs, ha accusato gli Usa di volere «imporre» la loro volontà in Egitto. (segue)