25 aprile 2024
Aggiornato 02:00
Dossier nucleare

Sanzioni in vista, ma dall'Iran nuove minacce

Ahmedinejad: «No alle trattative se le sanzioni saranno approvate dal Consiglio di sicurezza dell'ONU»

TEHERAN - Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu dovrebbe votare il testo della risoluzione sulle nuove sanzioni all'Iran entro la fine della settimana: come confermato dallo stesso presidente russo, Vladimir Putin, l'accordo sul testo c'è, e la «lista nera» di individui e aziende da colpire sarebbe stata già stilata. Il Segretario alla Difesa statunitense Robert Gates, in visita a Londra, ha ribadito che le possibilità di impedire a Teheran di dotarsi di un'arma nucleare non sono esaurite, auspicando un voto «molto presto».

Immediata la reazione di Teheran: nessun ulteriore negoziato in caso di sanzioni, come ha ribadito il presidente Mahmoud Ahmadinejad, in visita ad Istanbul; in caso di voto positivo del Consiglio di Sicurezza i primi ad uscirne sconfitti «sarebbero il presidente Obama e il popolo americano», ha avvertito Ahmedinejad, invitando Mosca a «non schierarsi con i nemici dell'Iran». In realtà non è probabile che un testo di risoluzione concordato con Russia e Cina possa colpire molto duramente le aziende energetiche iraniane, come aveva già ammesso l'Amministrazione Obama all'inizio delle trattative: tuttavia, la difficoltà maggiore potrebbe rivelarsi di natura politica.

Se infatti una decisione del Consiglio di Sicurezza veniva interpretata soprattutto come una presa di posizione unitaria della comunità internazionale, l'accordo trilaterale firmato dall'Iran con Turchia e Brasile (aspiranti potenze nelle rispettive regioni di influenza) complica seriamente l'equazione. Senza contare che sia Istanbul - uno dei principali alleati statunitensi in Medio Oriente e con un ruolo fondamentale da giocare nella crisi israelo-palestinese - e Brasilia fanno parte del Consiglio, sia pure in qualità di membri non permanenti, e un loro voto contrario non resterebbe senza ripercussioni.

Il fronte del «sì» alle sanzioni - già per loro natura non eccessivamente efficaci, in quanto frutto di compromesso basato in buona parte sugli interessi economici di Russia e Cina - rischia dunque di essere meno ampio del previsto, favorendo un irrigidimento ulteriore di Teheran, che ha definito l'accordo trilaterale «una buona opportunità che non si ripeterà». L'intesa, trasmesso all'Aiea, prevede lo scambio in territorio turco di 1.200 chili di uranio arricchito al 3,5% contro 120 chili di combustibile nucleare arricchito al 20%, destinato al reattore di ricerca dell'Università di Teheran.