5 maggio 2024
Aggiornato 14:30
Crisi USA-Israele

Netanyahu incontra Obama, il clima resta teso

ncontri a porte chiuse e senza foto. Il Premier israeliano: «no alle irragionevoli richieste dei palestinesi»

WASHINGTON - Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha alzato i toni a proposito di Gerusalemme, facendo apparentemente poco caso all'insoddisfazione di Barack Obama, che lo ha ricevuto ieri alla Casa Bianca.

A rischio i colloqui di pace - Netanyahu non ha lasciato la residenza del presidente degli Stati Uniti subito dopo l'incontro privato, durato un'ora e mezza secondo un responsabile di Washington e totalmente chiuso alla stampa. Alcune ore prima, il primo ministro aveva illustrato lo scenario della riunione con il leader del principale alleato di Israele. «Se gli americani sostengono le richieste irragionevoli presentate dai palestinesi in merito a un congelamento degli insediamenti a Gerusalemme, il processo politico rischia di essere bloccato per un anno», aveva avvertito parlando ai giornalisti. «Non dobbiamo restare intrappolati da una illogica e irragionevole richiesta», ha detto il premier israeliano ai leader del Congresso Usa. Ciò potrebbe ritardare «i negoziati di pace di un altro anno», ha aggiunto. I palestinesi hanno rinunciato a riprendere i colloqui di pace indiretti con Israele due settimane fa, dopo che le autorità israeliane hanno annunciato un progetto per la costruzione di 1.600 nuove case in un quartiere di Gerusalemme Est. I colloqui diretti tra israeliani e palestinesi sono sospesi dal dicembre 2008.

«Benzina sul fuoco» - E proprio nel momento in cui si svolgeva la riunione, molti mass media israeliani hanno annunciato che la municipalità israeliana di Gerusalemme ha dato il via libera finale alla costruzione di venti alloggi al posto di un albergo palestinese a Gerusalemme est. Un annuncio che, se confermato, rischia di gettare «benzina sul fuoco» sull'incidente che ha innescato due settimane fa la crisi attuale tra Israele e Stati Uniti: l'annuncio di 1.600 nuove unità abitative a Gerusalemme est, nel pieno della visita del vicepresidente americano Joe Biden.
Washington aveva fermamente condannato l'iniziativa, sostenendo che non era soltanto nociva per la pace, ma anche per la credibilità degli sforzi americani per riacquistare la fiducia del mondo arabo e isolare l'Iran.