Fed: tassi vicini allo zero fino al 2023
Tassi fermi ai livelli attuali almeno fino al 2023 e acquisti di titoli a ritmi attuali, per un tempo più lungo. La Federal Reserve prolunga il proprio orientamento espansivo
La Federal Reserve, la Banca centrale USA promette che terrà i tassi di interesse fermi a quasi a zero almeno altri tre anni, fino a fine 2023 e comunque fino a quando le condizioni del mercato del lavoro USA avranno raggiunto valori tali da farle ritenere che vi sia la «massima occupazione». Nel comunicato diffuso al termine del Fomc, e nella successiva conferenza stampa esplicativa de presidente Jerome Powel, l'istituzione ha ribadito con enfasi il suo doppio mandato istituzionale, che oltre a perseguire il controllo dell'inflazione punta a anche a favorire il massimo occupazionale.
E condiziona a entrambi questi obiettivi il futuro avvio, sempre più lontano, della fase di normalizzazione dei tassi, che sono stati confermati in una forchetta tra zero e lo 0,25% (i fed funds). Ma dopo le elevate aspettative che si erano create nei giorni passati, a seguito della svolta strategica della stessa Fed, suggerita da Powell, che aveva avvertito che si era pronti a tollerare periodi di inflazione sopra i target, questo cambio alla sola «foward guidance» sembra esser stato accolto dai mercati in maniera fredda.
Delusione dei mercati
Di sicuro non ha creato euforia. Se a seguito del comunicato si erano viste alcune accelerazioni degli indici a Wall Street, durante la conferenza stampa il clima è cambiato e a fine seduta solo il Dow Jones ha mantenuto il segno positivo, peraltro con un marginale più 0,14%, S&P 500 e Nasdaq hanno invece segnato cali, rispettivamente meno 0,46% e meno 1,25%. Stessa dinamica sull'euro, che prima ha un po' oscillato, poi è tornato sugli 1,1830 dollari a cui fluttuava prima del direttorio, poi ha segnato netti indebolimenti portandosi sotto 1,18.
La Fed ha anche rivisto in meglio le sue previsioni sull'economia, attenuando la stima sul crollo del Pil atteso quest'anno, al meno 3,7% e moderando specularmente il rimbalzo atteso sul prossimo, al più 4%. Lo scorso giugno la stessa Banca centrale Usa prevedeva un meno 6,5% sul 2020 e un più 5% sul 2021. Sul 2022 indica un più 3% e sul 2023 più 2,5%.
Sull'inflazione la Fed, che in precedenza ha esplicitamente indicato di esser pronta a tollerare fasi di rialzo superiori al suo target del 2%, non prevede il ritorno al livello obiettivo sulla media di un intero ano prima del 2023. In realtà, però l'aspetto più rilevante di queste previsioni riguarda quelle sui tassi che la stessa Fed stabilisce: l'istituzione non conta di alzarli dal livello attuale, vicino a zero, fino a fine 2023. Mentre l'inflazione 2023 è attesa al 2% e finora, a fronte di una tale dinamica, avrebbe pronosticato dei rialzi dei tassi prima di un simile rialzo. In questo si vede la svolta annunciata da Powell, rilevano alcuni analisti, ma forse gli operatori si attendevano qualcosa di più «masticabile».
Ad ogni modo «siamo pronti a aggiustare i nostri strumenti come appropriato, ove emergessero rischi che potrebbero compromettere i nostro obiettivi», ha affermato Powell. «Pensiamo che oggi la nostra linea sia appropriata, in particolare questa forte foward guidance darà molto sostegno all'economia», ha proseguito. La Fed chiama invece in causa la politica economica: finora la risposta di Bilancio delle autorità Usa «è stata molto efficace» e lo si vede in vari dati e indicatori, «ciò detto, la mia opinione è che serviranno altri stimoli di Bilancio», ha detto ancora Powell.
(con fonte Askanews)
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