3 maggio 2024
Aggiornato 01:00
Emergenza coronavirus

Eurogruppo, accordo da 500 miliardi (con l'ennesimo rinvio sugli eurobond)

I Ministri delle Finanze hanno trovato un'intesa sul documento conclusivo che sarà discusso dai leader. Per le spese sanitarie il Mes fornirà ai Paesi che lo richiedono assistenza finanziaria senza condizioni

Il presidente dell'Eurogruppo, Mario Centeno
Il presidente dell'Eurogruppo, Mario Centeno Foto: ANSA

BRUXELLES - I Ministri europei delle Finanze hanno raggiunto un accordo ieri sera, durante una videoconferenza dell'Eurogruppo aperta anche ai paesi non appartenenti all'Eurozona, su un pacchetto di misure complessivo da circa 500 miliardi di euro per la risposta immediata alle conseguenze economiche della crisi del Covid-19. La riunione dell'Eurogruppo allargato, che era stata sospesa mercoledì mattina dopo 16 ore di negoziati, era ripresa alle ieri alle 21.30, con quattro ore e mezzo di ritardo rispetto all'orario previsto, ma è poi durata solo mezz'ora. Il negoziato vero, evidentemente, si era svolto in precedenza, con colloqui ristretti fra il presidente dell'Eurogruppo, Mario Centeno, e i ministri dei paesi più coinvolti nella discussione: da una parte Italia, Francia e Spagna, dall'altra l'Olanda e la Germania (ma con Francia e Germania impegnate a mediare).

I ministri hanno prodotto un rapporto di quattro pagine che contiene tutte le proposte concordate, e che sarà consegnato ora al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, per essere discusso poi da capi di Stato e di governo dell'Ue, come prevedeva il mandato che i leader avevano affidato all'Eurogruppo il 26 marzo scorso.

Il pacchetto comprende innanzitutto il nuovo meccanismo «Sure» proposto dalla Commissione per il sostegno (tramite prestiti per 100 miliardi di euro garantiti da 25 miliardi assicurati dagli Stati membri) ai sistemi nazionali di cassa integrazione. I ministri si sono impegnati a completare in modo rapidissimo la procedura legislativa, affinché «Sure» sia operativo il più presto possibile, probabilmente già entro qualche settimana.

A questo strumento per salvaguardare l'occupazione viene aggiunto poi un meccanismo finanziario per sostenere la liquidità delle imprese: una «garanzia paneuropea» da 25 miliardi di euro (messi sempre dagli Stati membri) che permetterà di mobilitare prestiti per 200 miliardi di euro, con fondi raccolti sul mercato dalla Banca europea per gli investimenti (Bei) e destinati alle aziende, soprattutto le Pmi, tramite le banche nazionali di promozione come la Cassa dei Depositi e Prestiti italiana.

Il terzo elemento del pacchetto, il più controverso, consiste nell'apertura di una linea di credito dedicata del Mes (il Fondo salva-Stati) da 240 miliardi di euro in totale, attivabile da qualsiasi paese membro che lo voglia. Questa linea di credito, battezzata «Pandemic Crisis Support», non richiederà alcuna «condizionalità macroeconomica», sarà accessibile a tutti gli Stati membri in base a termini standardizzati e uguali per tutti, ma avrà un campo d'applicazione circoscritto al finanziamento della spesa sanitaria e di prevenzione diretta e indiretta dei paesi membri, fino a un ammontare pari al 2% del loro Pil.

La chiave dell'accordo sull'assenza di condizionalità del Mes (l'Olanda non accettava che i paesi beneficiari non si impegnassero a rispettare la disciplina di bilancio, almeno a medio termine) sta nella formula usata nel rapporto dell'Eurogruppo, che ribadisce semplicemente che tutti gli Stati membri dovranno sottostare alle stesse regole di sostenibilità finanziaria nel periodo post-crisi. «Successivamente - si legge nel rapporto - gli Stati membri dell'Eurozona rimarranno impegnati a rafforzare i fondamentali economici e finanziari, coerentemente con il quadro di coordinamento e sorveglianza economica e di bilancio dell'Ue, compresa l'eventuale flessibilità applicata dalle competenti istituzioni».

Infine, l'accordo prevede che si lavori anche a un «Fondo per la ripresa» temporaneo e mirato, per il finanziamento a medio termine dei programmi nazionali di rilancio delle economie durante e dopo la recessione ormai inevitabile.

Il Fondo sarà gestito «attraverso il bilancio comunitario», e sarà finanziato con modalità e meccanismi ancora da decidere, compresi «strumenti finanziari innovativi». Una formula, questa, che potrebbe comprendere gli eurobond o «Corona bond», o comunque emissioni di debito comune, ma su questo non c'è accordo. I ministri delle Finanze si attendono di ricevere su questo punto, come sull'entità complessiva dei finanziamenti (che dovranno comunque essere «commisurati ai costi straordinari sostenuti nell'attuale crisi», una mandato e degli orientamenti precisi da parte dei capi di Stato e di governo).

Centeno, durante la conferenza stampa teletrasmessa, ha confermato che alcuni ministri insistevano per l'emissione di debito comune, mentre altri erano contrari e sostenevano che non è necessario. Il presidente dell'Eurogruppo ha detto che su questo «saranno cruciali le indicazioni ('guidelines', ndr) dei leader degli Stati membri». «Sui cosiddetti 'Corona bond' - ha aggiunto - non ho voluto chiudere la discussione, né pregiudicarla».

In altre parole, starà ora ai capi di Stato e di governo decidere se il Fondo per la ripresa comporterà finalmente la creazione di un vero e potente strumento di emissione di debito comune europeo, capace di mobilitare i finanziamenti che saranno necessari agli Stati membri più colpiti per superare la recessione e far ripartire a pieno ritmo l'economia; o se invece la disponibilità dell'Eurogruppo a lavorare a questo strumento rimarrà sulla carta, e il Fondo si ridurrà a qualche nuovo programma comunitario con un volume di investimenti inadeguato alle dimensioni senza precedenti di questa crisi.