28 marzo 2024
Aggiornato 19:30
Indice PMI

L'economia dell'Eurolandia regge (per ora) all'impatto del coronavirus

Gli economisti di Markit leggono con prudenza i dati del Purchasing manager index, perché i ritardi che si stano accumulando nelle consegne potrebbero ripercuotersi su marzo

Cittadini cinesi
Cittadini cinesi Foto: ANSA

MILANO - Sorprendendo in positivo con una lieve accelerazione a febbraio, l'attività delle imprese nell'area euro ha mostrato di reggere l'impatto dell'emergenza coronavirus in Cina, quantomeno per ora. Il Purchasing manager' index elaborato dalla società di ricerche Markit Economics è infatti salito a 51,6 punti, dai 51,3 di gennaio, segnando il livello più elevato da 6 mesi a questa parte. I 50 punti sono la soglia limite tra crescita e calo dell'attività. Gli stessi economisti di Markit leggono però con prudenza i dati, perché i ritardi che si stano accumulando nelle consegne potrebbero ripercuotersi su marzo e non è ancora chiaro che l'impatto dell'epidemia sia ancora del tutto evidente.

Non è mutato intanto il quadro di dinamica divergente degli ultimi mesi: l'attività resta positiva solo nel settore terziario, con il relativo indice Pmi a 52,8 punti a febbraio dai 52,5 del mese precedente. Il manifatturiero, invece, resta in territorio recessivo sebbene in misura meno accentuata: l'indice sulla produzione è risalito a 48,4 punti, massimo da 8 mesi, mentre l'indice generale ha segnato un aumento più netto, 49,1 punti dai 47,9 di gennaio, massimo da 12 mesi.

Secondo Markit, il ritmo di espansione ha accelerato per il terzo mese consecutivo malgrado la frenata della domanda ed i livelli di produzione ostacolati dal coronavirus. «Nonostante parecchie aziende abbiano riportato sconvolgimenti vari legati, citando problemi sulla catena di distribuzione ed i colpi subìti in particolare dal settore viaggi e turismo, ancora una volta a febbraio l'economia dell'eurozona è riuscita ad indicare un rialzo», rileva Chris Williamson, capo economista.

«L'espansione è dovuta alla capacità di ripresa del settore dei servizi, ma anche il settore manifatturiero ha mostrato incoraggianti segnali di uscita da una crisi che ormai attanaglia le proprie aziende da più di un anno. Detto ciò, visti i possibili disagi sulla catena di distribuzione, sul settore viaggi e turismo e sulla domanda derivanti dall'esplosione epidemica del coronavirus - avverte - restano altamente incerte le previsioni future».

«A destare la preoccupazione maggiore sono i diffusi ritardi nelle consegne osservati a febbraio che inevitabilmente peseranno sulla produzione di marzo, a meno che non sia possibile garantire nuove consegne. Allo stato attuale, se da un lato l'indagine di febbraio ha dato il benvenuto a notizie incoraggianti, quando tutti i mezzi di informazione sono stati dominati dai timori di una crescita economica colpita dall'emergenza sanitaria globale, resta il dubbio se l'impatto diretto del coronavirus non sia ancora pienamente evidente», conclude Williamson.